(Teleborsa) - Per quanto riguarda la lotta all’Isis, la volontà del presidente russo, Vladimir Putin, è quella di rafforzare l'unico avamposto militare della Russia in Medio Oriente, come piattaforma per supportare i lanci di attacchi unilaterali contro lo Stato islamico, dal territorio siriano, anche se gli Stati Uniti si rifiutassero di unire le loro forze a quelle di Mosca.
Ovviamente la linea strategica di Putin prevede anche il far accettare agli Stati Uniti la presenza nella coalizione dell’Iran e dell’esercito siriano, la cui collaborazione e sempre stata rifiutata da Obama.
Per questo motivo la diplomazia russa sta cercando in tutti i modi di evitare il crollo del regime di Assad, alleato di lunga data, assediato da una guerra civile che dura da oltre 4 anni e dalla pressione ribelle dell’enclave sunnita, che combatte sotto la bandiera dello Stato islamico.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ago della bilancia in questa complicata vicenda è atteso a Mosca per un colloquio chiarificatore con Putin e successivamente vedrà il presidente turco Erdogan.
Putin giustifica la sua posizione con le minacce che le milizie jihadiste hanno rivolto a Mosca.
In un video diffuso su Youtube, al vaglio adesso della Procura generale di Mosca, l’Isis punta il dito contro il capo del Cremlino, colpevole a loro dire, di sostenere il regime del presidente siriano Assad, promettendo, per questo motivo, di portare la guerra nel Caucaso russo per “toglierlo dalle mani degli infedeli”.