(Teleborsa) - Si è appena dimesso il vice ministro delle finanze Nadia Valavani, a dimostrazione dell’insostenibilità del pacchetto di misure che Atene è obbligata ad approvare entro oggi, per ottenere gli aiuti promessi dai creditori europei ed accedere subito ad un prestito ponte di 7 miliardi.
E' chiaro, quindi, che il primo ministro greco Alexis Tsipras sta sfidando in queste ore una rivolta all'interno del suo stesso partito, chiamato a discutere in parlamento le condizioni per ottenere gli 86 miliardi di euro promessi dall'Unione europea, ancorché ritenuti insufficienti per le disastrate casse elleniche.
Con le finanze della Grecia in rapido deterioramento e le sue banche sull'orlo del fallimento, l'Unione europea ha proposto un prestito ponte di quattro settimane che alcuni paesi, tra cui il Regno Unito, si sono rifiutati di concedere.
Al peggioramento delle prospettive si aggiunge il giudizio della Commissione europea e del Fondo monetario internazionale, che si sono detti seriamente preoccupati per l'eccessivo carico debitorio di Atene.
Gli sforzi sempre più disperati per aiutare la Grecia sottolineano la fragilità della transizione, confermata dai negoziati di domenica notte. "Abbiamo dovuto negoziare un accordo difficile, che comprende sia le riforme che le misure fiscali", ha detto il neo ministro delle Finanze Euclide Tsakalotos, ai parlamentari greci riuniti per la discussione di parametri dell'accordo.
"Alcune misure continuano ad essere di matrice liberale che interesserà una larga fetta sociale della Grecia, con un impatto incerto sulla crescita".
Con i controlli sui capitali che hanno devastato un'economia già ridotta del 25% dal 2009, la prospettiva di scegliere il sostegno alle misure imposte, come il taglio alla spesa pensionistica, ha diviso la coalizione anti-austerity di Syriza.
Ciò significa che si dovrà fare affidamento sui parlamentari dell'opposizione per avere il supporto necessario.