(Teleborsa) - La crescita internazionale nel 2014 è stabile, con gli Stati Uniti che hanno guidato la ripresa dei paesi avanzati. Per l'Italia si registra ancora una flessione per l’attività economica, spiega l'Istat nel suo Rapporto annuale 2015.

Dopo la forte contrazione del 2012 e 2013 (rispettivamente del 2,8 per cento e dell’1,7), il PIL italiano in volume ha segnato lo scorso anno una ulteriore riduzione, seppure di entità decisamente più contenuta (-0,4 per cento); il livello è sceso al di sotto di quello registrato nel 2000. L’andamento dell’attività economica è risultato negativo per i primi tre trimestri e ha segnato una variazione congiunturale nulla nel quarto.

La discesa dell’inflazione ha contribuito al lieve recupero dei consumi delle famiglie che si collega anche all'andamento del reddito disponibile in termini reali (cioè il potere di acquisto delle famiglie) che, per la prima volta dal 2008 si è stabilizzato, registrando in media d’anno una variazione nulla.

Il leggero miglioramento nei livelli di reddito disponibile delle famiglie e la dinamica inflazionistica più favorevole rispetto a quella
degli anni precedenti, rappresentano due fattori alla base della riduzione dell’indicatore di grave deprivazione materiale, una condizione riferita a una situazione di involontaria incapacità di sostenere spese per determinati beni o servizi.
Lo scorso anno, dopo la crescita registrata tra il 2010 e il 2012 (dal 6,9 al 14,5 per cento), tale indicatore è tornato sui livelli del 2011 (11,4 per cento nel 2014).

È leggermente aumentato il carico fiscale complessivo mentre l’apporto degli investimenti è stato ancora negativo.

Il calo dei prezzi all'import ha sostenuto le ragioni di scambio, con la domanda estera che ha continuato a fornire il maggior sostegno all'attività produttiva.

Nella media del 2014, l’inflazione è scesa allo 0,2 per cento, in flessione di oltre un punto percentuale rispetto al 2013, quando era stata pari all'1,3 per cento (3,3 per cento nel 2012).

Buone notizie dall'occupazione, che è tornata a crescere nel 2014 per i più anziani, per gli stranieri, per le donne e nei servizi. Dopo due anni di contrazione, nel 2014 l’occupazione è nuovamente tornata a crescere (88 mila occupati in più rispetto al 2013, +0,4 per cento); un aumento si è osservato anche in termini di ore lavorate (+0,1 per cento) e di input di lavoro (+52 mila unità di lavoro, +0,2 per cento) sulla base delle misure di contabilità nazionale.

Il debito pubblico è in aumento. Secondo le stime più recenti della Banca d’Italia, il debito pubblico ha raggiunto a fine 2014 i 2.134,9 miliardi, pari al 132,1 per cento del PIL. L’incremento rispetto all'anno precedente (quando si attestava al 128,5 per cento) è stato di 66 miliardi, pari a 3,6 punti percentuali di PIL.

Per quanto riguarda il 2015, all'inizio dell'anno si evidenzia un forte miglioramento dei climi di fiducia. Qualche segnale incoraggiante, seppure in un contesto di maggiore incertezza, è giunto anche dagli indicatori quantitativi. I segnali nelle costruzioni sono più incerti mentre gli investimenti sono in moderata ripresa. Nel mercato del lavoro aumentano le ore lavorate, diminuisce la cassa integrazione ma, a fronte della ripresa occupazionale del 2014, con il 2015 si osserva un nuovo calo. La dinamica deflattiva è in leggera diminuzione.




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