(Teleborsa) - Clamoroso colpo di scena nel settore dell'energia. La Consulta oggi ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della cosiddetta Robin Tax, l'addizionale che grava sulle imprese energetiche. La Corte ha però stabilità che l'incostituzionalità varrà solo per il futuro, cioè dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale (si presume oggi).
La sentenza della Consulta pone fine, dunque, alla querelle fra l’Authority per l’energia e Assoelettrica, l’associazione che rappresenta le industrie energetiche, che sono state accusate di aver "traslato" il carico d'imposta sulle famiglie e sui consumatori attraverso a fissazione di tariffe più elevate.
La questione di legittimità era stata proposta dalla commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia, in seguito al ricorso presentato da Scat Punti vendita Spa, una rete di distributori di carburanti, contro l’Agenzia Entrate di Reggio Emilia.
Cos’è la Robin Tax? Si tratta di una componente di imposta aggiuntiva sui petrolieri, istituita dal Ministro Tremonti nel 2008, che si concretizza mediante assoggettamento all'Ires (e dunque all'imposta sui redditi delle società), della plusvalenza realizzata con gli stock di greggio acquistati a basso prezzo. L’aliquota che grava sui produttori di petrolio e gas va dal 27% al 33% e va a diminuire gli utili dei produttori di petrolio e gas.
Si stima che da quando è stata introdotta, la Robin Tax abbia generato 4,9 miliardi di gettito per lo Stato, come confermato anche dall'Authority per l'energia, che aveva stimato la maggiorazione Ires nel biennio 2011-2012 in 2,8 miliardi di euro. La sentenza porrà anche un problema al Governo Renzi, che dovrà ora trovare le risorse per supplire a questo mancato introito.
Nel frattempo, i titoli del comparto energetico a Piazza Affari continuano a volare, con Terna che vanta una plusvalenza di quasi il 5% e Snam di quasi il 4%.