(Teleborsa) - Venerdì scorso il numero uno della Banca Centrale Europea Mario Draghi lo aveva detto chiaro e tondo: l'attuale debolezza dei prezzi comincia a preoccupare seriamente le autorità di politica monetaria.
Come noto, il mandato principale dell'Eurotower è quello di far sì che l'inflazione annua rimanga stabile attorno al 2%. Ma in questo momento i prezzi, in Eurozona, sono ben lontani da questo obiettivo.
Il dato sui prezzi al consumo in Germania è solo l'ultimo di una serie di statistiche allarmanti sull'attuale livello dell'inflazione, ulteriormente zavorrato dal rallentamento della crescita globale, soprattutto nel Vecchio Continente, e dal crollo del petrolio.
Anche l'insospettabile Gran Bretagna, che vanta PIL inimmaginabili per i Paesi dell'Eurozona, comincia a riportare numeri in rallentamento e al di sotto delle attese degli analisti.
In attesa di conoscere la stima preliminare dei prezzi al consumo in Eurozona, prevista per domani, si continua a scommettere sulle prossime mosse di Mario Draghi.
Il meeting di politica monetaria si avvicina (22 gennaio) e in quell'occasione il numero uno della BCE potrebbe decidere di varare il tanto atteso programma di acquisto di titoli di Stato. C'è solo un problema: dopo tre giorni, esattamente il 25 gennaio, si svolgeranno le elezioni anticipate in Grecia. Secondo molti analisti Draghi potrebbe decidere di attendere l'esito del voto prima di procedere.