(Teleborsa) - Spesso una guerra economica può mettere in ginocchio un Paese molto più di un attacco militare. Lo sanno bene gli Stati Uniti, che giusto ieri hanno deciso di inasprire le sanzioni a carico della Russia, accusata di continuare a fomentare la crisi in Ucraina.
Questa volta l'attacco è stato chirurgico e mirato, dal momento che Washington ha voluto colpire soprattutto il potere economico che ruota attorno al Cremlino, in particolare al Presidente Vladimir Putin.
Gli effetti sono stati subito visibili: esattamente come successo a marzo dopo il primo round di sanzioni, la Borsa russa è colata a picco assieme al rublo, che lo Zar Putin vorrebbe assurgere a divisa antagonista dei petroldollari.
Questa mattina gli indici Micex e RTS, che comprendono i 50 titoli più liquidi tra le principali emittenti russe (il primo è denominato in rubli, il secondo in dollari), stanno cedendo rispettivamente il 2,5% e il 3,8%.
Tra le società inserite nella "lista nera" figurano colossi energetici come Rosneft e Novatek, che in questo momento stanno cedendo rispettivamente il 4,7% e il 6,7%, e grandi banche quali Gazprombank.
Pessimo anche il rublo, che si è portato ai minimi di un mese contro il dollaro a 34,8.
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