(Teleborsa) - Le prime indiscrezioni sul nuovo Piano per la scuola sollevano un vespaio di polemiche, non solo da parte dei sindacati degli insegnanti, ma anche da parte degli studenti che "bocciano" le proposte senza possibilità di riparazione.
Secondo quanto anticipato da fonti del Ministero dell'Istruzione affidato a Stefania Giannini, il piano che dovrebbe essere varato e approvato entro la pausa estiva prevede quasi un raddoppio dell'orario di lavoro a 36 ore settimanali, a stipendio e scatti di anzianità bloccati. Il piano dovrebbe contenere anche un'estensione dell'orario di apertura della scuola sino alle ore 22 ed un accorciamento delle superiori a 4 anni.
Le supplenze? Saranno coperte dai docenti di ruolo fino a sei ore settimanali, così da spingere all'eliminazione dei circa mezzo milione di supplenti presenti nelle graduatorie d'istituto.
Invece di un rinnovo del contratto (e dello stipendio) per tutti, il piano riconoscerà compensi più alti solo per i docenti che assumono delle responsabilità (vicepresidi e docenti senior) o che svolgono attività specializzate (lingue, informatica).
Dura la reazione del sindacato dell'ANIEF, che sottolinea l'assurdità di una misura che dimentica il lavoro oscuro dei nostri docenti: colloqui con i genitori, riunioni con i colleghi, compilazione dei registri, stesura di relazioni e programmazioni e progetti, preparazione delle lezioni, correzioni dei compiti degli alunni e così via.
Secondo il Presidente dell'ABIEF Marcello Pacifico, ci si allontana sempre più dagli standard europei e si incrementa la disoccupazione intellettuale e giovanile. Una serie di indagini, nazionali ed internazionali, hanno dimostrato che i nostri docenti lavorano alla pari, se non più, dei colleghi degli altri Paesi avanzati: sono impegnati 39 settimane rispetto alle 38 OCSE, 175 giorni rispetto ai 185 OCSE.