(Teleborsa) - Oltre al dramma della disoccupazione c'è un altro fenomeno sociale se possibile ancora più allarmante: quello dei NEET.
Acronimo inglese di "Not (engaged) in Education, Employment or Training", i NEET sono coloro che non studiano, non hanno un lavoro (e non lo cercano) e non sono impegnati in attività assimilabili all'impiego, per esempio stage, tirocini e lavori domestici. In italiano vengono chiamati anche "né-né".
Quanti sono i NEET, o né-né, in Italia? Secondo gli ultimi dati Eurostat, l'Istituto di statistica europeo, nel 2013 erano in tutto 2,4 milioni, il 26% dei giovani tra i 15 e i 29 anni. Un numero in forte aumento rispetto ai livelli pre-crisi, visto che nel 2007 la percentuale era del 19%.
Quel che è peggio è che questa categoria di "non" è piuttosto infelice e poco fiduciosa verso il prossimo. Il Rapporto Giovani dell'Istituto Toniolo, condotto in collaborazione con Ipsos e il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo, che contiene un'indagine su un campione di 2.350 giovani tra i 18 e i 29 anni, ha messo in evidenza come 1 NEET su 3 tra le donne e 1 NEET su 2 tra gli uomini si sia dichiarato poco o nulla felice.
Ben diverso l'atteggiamento dei non NEET, abbastanza o molto felici nel rapporto di 3 a 4.
Non solo: i né-né hanno dimostrato anche scarsa fiducia verso le persone.
Dal Rapporto emerge dunque un forte aumento della platea di NEET ma anche la difficoltà delle famiglie a svolgere un ruolo di ammortizzatore sociale per i giovani.