(Teleborsa) - Nuova tassa, vecchi dilemmi. La scadenza della Tasi si avvicina ma c'è ancora un grande punto interrogativo sull'importo che dovrà essere versato dai cittadini.
Perché tanto caos? La Tasi (imposta sui servizi indivisibili) è una delle tre tasse che compongono la IUC (Imposta Unica Comunale) assieme a IMU (la tassazione su seconde case & co.) e la Tari (tassa sui rifiuti). Introdotta dalla legge di Stabilità 2014, è un'imposta comunale sui servizi rivolti alla collettività quali ad esempio la manutenzione stradale o l'illuminazione comunale.
Viene calcolata sulla base imponibile della rendita catastale della prima casa di proprietà e pagata anche dagli affittuari (questa è una novità assoluta). Questi ultimi, però, devono versare solo una parte del totale, compresa fra il 10% ed il 30%, a seconda di quanto stabilito dal Comune.
La prima rata della Tasi deve essere versata entro il 16 giugno (la seconda entro il 16 dicembre). Fin qui, tutto da manuale. Dov'è il potenziale caos?
Innanzitutto, moltissimi Comuni devono ancora stabilire l'aliquota da applicare perché il decreto salva-Roma ha prorogato al 31 luglio (dal 30 aprile inizialmente stabilito) il termine entro il quali deliberare suddetto valore.
In secondo luogo, pochissimi Comuni hanno ancora stabilito in quale percentuale far pagare la Tasi agli inquilini (come detto, il range va dal 10 al 30%).
Il primo problema è facilmente risolvibile: la legge di Stabilità dice infatti che in mancanza della delibera del Comune si versa il 50% dell'aliquota base, pari all'1 per mille.
Sul secondo punto, invece, non ci sono escamotage. Dunque, il caos è quanto mai realistico.