(Teleborsa) - "Legale o meno, il referendum in Crimea darà una svolta alla crisi in Ucraina".
Così la CNN ha titolato ieri un articolo sulla consultazione popolare che si terrà domenica nella penisola che ha deciso di staccarsi dal governo centrale di Kiev per annettersi a Mosca.
Il fatto che ci sia all'orizzonte una possibile svolta nella crisi in Ucraina, divisa tra europeisti e filo-russi, non calma tuttavia i nervi. La tensione è tangibile e non solo a livello politico. Mentre il Segretario di Stato John Kerry e il Ministro degli Esteri Serghei Lavrov si stanno per incontrare nuovamente, per tentare una soluzione diplomatica, la Borsa russa continua a bruciare denaro. Non come avvenuto nel lunedì nero di inizio marzo, quando andarono in fumo oltre 41 miliardi di euro, ma abbastanza da far capire quanto questa situazione sia stressante per i mercati finanziari.
In questo momento gli indici Micex e RTS, che comprendono i 50 titoli più liquidi tra le principali emittenti russe (il primo è denominato in rubli, il secondo in dollari), stanno cedendo rispettivamente il 2,6% e il 3%.
Tra le principali vittime, ancora una volta Gazprom che tra l'altro ha parecchi conti personali in sospeso con l'Ucraina.
Sarà un caso, poi, l'attacco di pirateria informatica al sito della Banca Centrale russa di cui è stata data notizia oggi? Tra qualche ora l'Istituto centrale annuncerà la propria decisione in materia di tassi dopo il disperato tentativo di dieci giorni fa di fermare la caduta del rublo.
Gli analisti si attendono un nulla di fatto, anche se l'economia russa potrebbe risentire delle sanzioni imposte dall'Occidente.
Funzionari e tycoon russi avrebbero espresso al Presidente Vladimir Putin le loro preoccupazioni in merito, ricevendo, spiegano fonti vicine al leader, una certa attenzione.