L'Italia in PIQ
Grazie a innovazione, ricerca, creatività, cultura e saperi territoriali, il Prodotto Interno di Qualità, calcolato per il 2011, è stato pari al 47,9% del PIL, per un valore che ha sfiorato i 460 miliardi di euro. Non solo il PIQ 2011 vale quasi la metà del nostro Prodotto Interno lordo ma rispetto al 2010, quando era pari al 47% del PIL per un controvalore di 445 miliardi di euro, può vantare una crescita nominale di oltre il 3%.
Dall'analisi della ricerca è emerso che i settori macroeconomici dove è più elevata la presenza di qualità sono quelli dei servizi e dell'industria in senso stretto, che contribuiscono al PIQ nazionale rispettivamente con 300 e 121 miliardi di euro. Seguono le costruzioni e l'agricoltura con 28 e 10 miliardi di euro. Per quanto riguarda il terziario si distinguono nel segno della qualità tre comparti in particolare: i servizi finanziari, dove il PIQ incide per il 59,2%, la sanità e l'assistenza dove l'indicatore incide per il 53,4%, e l'istruzione, dove la qualità incide per il 50% del valore aggiunto. Mentre i settori industriali a maggior incidenza di qualità sono la chimica e farmaceutica (59,6%), la meccanica (53,0%), i mezzi di trasporto (51,9%), l'industria della gomma e della plastica (50,1%), l'industria cartaria e della stampa (49,6%), l'elettronica (49,1%), l'alimentare (49,0%), il tessile (48,8%) e le industrie conciarie (46,7%).
A livello territoriale l'area dove l'indicatore è cresciuto maggiormente è quella del Nord-Ovest, in cui la quota del prodotto di qualità ha raggiunto il 56,2% del valore aggiunto contro il 51,9% del Nord Est. Sotto la media, invece, si collocano il Centro e il Mezzogiorno con percentuali rispettivamente del 45,8 e del 30%.
Passando alla graduatoria delle regioni, la Lombardia si distingue come locomotiva della qualità italiana. Da questa regione, infatti, arrivano 132 miliardi di euro, pari al 28,7% del PIQ nazionale. Seguono a distanza Lazio (50 miliardi), Veneto (48,6), Emilia Romagna (48,4) e Piemonte (42,9).
Nella zona media della classifica, troviamo Toscana (29,6 miliardi), Campania (18,2), Trentino Alto Adige (12,2), Sicilia (11,8), Puglia (11,5), Liguria (10,9) e Marche (10,2).
Chiudono la classifica: Abruzzo (5,3 miliardi), Umbria (4,8), Sardegna (4,3), Calabria (3,4), Basilicata (1,4), Molise (1,1) e Valle d'Aosta (0,9 miliardi).
Insomma, la chiave di volta per sopravvivere alla crisi finanziaria, sembra proprio essere la qualità, il biglietto da visita che da sempre caratterizza il Made in Italy.
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