Death bonds... considerazioni morali
Investire sulla morte diventa in questo modo un investimento sicuro, se non fosse per le considerazioni di carattere etico e morale che ne derivano e che hanno suscitato l'indignazione di tutti colori che pensano che speculare sulla morte sia "contrario alla morale e alla dignità umana."
Questo in sostanza è quello che pensa Stefano Rodotà, che ha esposto il proprio sdegno dalle pagine de "La Repubblica". Il professore, che è stato l'artefice della legge sulla privacy e che da sempre si batte per la dignità della persona, si è unito all'indignazione dell'associazione dei banchieri tedeschi e ha duramente criticato i "Life Settlement Backed Securities" di Deustche Bank come un'iniziativa contraria alla morale e alla dignità umana che, secondo Rodotà , viene violata ogni qualvolta si capovolge il rapporto tra la persona e il profitto che se ne può trarre, attribuendo a quest'ultimo un valore prevalente. Gli anziani, quindi, continua Rodotà, non sono più inseriti in un circuito produttivo. Questo li rende per la nostra società, sempre meno persone e sempre più assimilati ad uno dei tanti oggetti sui quali si costruiscono i prodotti finanziari. E' triste pensare agli anziani o a coloro che hanno bisogno come produttivi a causa dei loro mali e miserie.
I death bond potrebbero divenire l'espressione più alta di quello che il filosofo Hobbes, già nel XVII secolo, aveva definito "homo homini lupus". I bond della morte sono solo la punta dell'iceberg, che vede l'uomo e la sua mercificazione soccombere al cospetto del Dio Denaro. La posizione di Rodotà è stata criticata, invece, da chi ha una visione completamente diversa e pensa che i death bond andrebbero guardati da un'altra angolazione.
Questi derivati, infatti, potrebbero diventare molto vantaggiosi per coloro che beneficiando del denaro contante e sonante sono soltanto preoccupati per la propria vita in bilico. I death bond diventerebbero anche un sistema semplice e veloce per cercare di avere un reddito dignitoso da vecchi o, nel caso dei malati, di lasciare alla famiglia i mezzi necessari per vivere.
D'altronde se si vuole parlare di speculazione sulla vita, basti pensare anche ai vari prodotti assicurativi che da tempo pervadono i mercati e a cui da sempre si tenta di dare delle risposte di carattere morale. Gli operatori già conoscono molti prodotti in cui investire, con vari livelli di complicazione e sofisticazione su vita e morte. Basti pensare alle rendite vitalizie (o pensioni private) o alle assicurazioni sulla vita che tutti noi conosciamo.
Con la rendita vitalizia si paga il premio fino al raggiungimento di una certa età, e poi si riceve una rendita finché si è in vita. Con un'assicurazione sulla vita si paga il premio e la famiglia riceve dei soldi in caso di morte dell'assicurato. Il primo prodotto paga il rischio di vivere troppo, il secondo il rischio di vivere troppo poco. Nel primo caso, l'assicuratore ha interesse che l'assicurato muoia quanto prima, per evitare il pagamento del vitalizio. Nel secondo caso l'assicuratore ha interesse che l'assicurato muoia il più tardi possibile, in modo da evitare di pagare il premio. Quindi anche qui la vita e la morte si intrecciano e sono la discriminante per ricevere il premio da una parte e per evitare di pagare dall'altra.
A questo punto verrebbe da chiedersi cosa c'è di diverso rispetto ai death bond? Desumere delle valutazioni carattere etico e morale non è certo lo scopo ultimo di questa ricerca, semmai saranno gli investitori a trarre le proprie conclusioni con il loro gradimento verso questi strumenti finanziari. Un'ultima considerazione però va aggiunta, qualche giorno prima del lancio dei "Life Settlement Backed Securities" (LSBS), Josef Ackerman, CEO della Deutsche Bank, aveva detto che la banca tedesca sente una speciale responsabilità di perseguire i suoi scopi economici "in modo onorevole e morale".
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