(Teleborsa) -
Tanti punti interrogativi, pochi punti fermi. Fin qui, infatti, ci si è mossi nel
campo, scivoloso e scomodo, delle ipotesi. Oggi, finalmente, ne sapremo di più sulla
pazza crisi di agosto che ha investito la
politica italiana: alle
15 di martedì 20 agosto il Premier
Conte si presenterà
nell'Aula del Senato - strapiena per l'occasione - dove renderà le sue comunicazioni, raccontando come si è arrivati alla crisi e perché Matteo Salvini ha voluto staccare la spina al Governo. Al termine del suo discorso,
il quadro sarà obbligatoriamente più chiaro e definito. Senza dubbio, quella appena trascorsa è stata la
notte più lunga dell'esecutivo gialloverde e la
settimana appena aperta la più intensa, sotto il punto di vista
politico, del 2019.Cosa succederà oggi
resta un'incognita. Due le strade: Conte
attende il voto e solo dopo decide il da farsi. Conte
non attende il voto e va direttamente al
Colle per dare le dimissioni.
LE TAPPE DELLA CRISI - In caso di
voto di sfiducia - promesso da
Salvini, ma ad oggi la richiesta non è stata formalizzata - Conte, domani,
mercoledì 21 agosto, è atteso alla
Camera per le medesime comunicazioni. In caso di
dimissioni, entra ufficialmente in gioco Sergio Mattarella - fin qui rimasto in silenzio a guardare dalla finestra l'evoluzione degli eventi - che prenderà in mano le redini,
conducendo tempi e modalità della crisi. Il Capo dello Stato potrebbe rimandare
Conte alle Camere a chiedere la fiducia, oppure dire sì
alle dimissioni e far partire le consultazioni delle
forze politiche.
Le eventuali
dimissioni incideranno anche sulla
calendarizzazione attuale che prevedeva il
voto sui tagli dei parlamentari (l'ultima votazione delle quattro)
per giovedì 22 agosto, cavallo di battaglia dei 5 Stelle. Se
Conte si dimette, il lavoro delle Camere si blocca e non può procedere con il
voto sulla riforma.
Un crocevia di
date e appuntamenti, su tutte lunedì 26 agosto quando
Conte avrebbe dovuto comunicare alla
UE il nome italiano del Commissario Europeo.