(Teleborsa) -
La Cina non accenna a calmierare i timori riguardo la contrazione della sua economia, dopo aver
tagliato i tassi dello 0,25%.
Il taglio dei tassi,
il sesto dal novembre dello scorso anno, è giunto inaspettato livellandoli al
4,35%. In ribasso anche i tassi sui depositi, scesi all’1,5% dal precedente 1,75%.
La mossa di Pechino segue l'annuncio del governo centrale sullo stato dell’economia della settimana scorsa, che ha confermato una
crescita attestata al 6,9%, “sospettosamente” vicina al 7%, cioè al target preventivo stimato in precedenza dagli uffici economici del governo.
Il taglio dei tassi in Cina, ha
rafforzato il sentiment dei mercati azionari, che hanno ben accolto l’alleggerimento degli oneri creditori di Pechino e
l’eventualità di nuovi stimoli monetari in Europa, come ha lasciato intendere il Governatore della BCE, Mario Draghi, giovedì scorso.
In occasione del
taglio dei tassi dello scorso agosto da parte della Banca Popolare Cinese, i mercati finanziari sono stati pervasi da violente turbolenze, aggravate oltre misura anche dalla svalutazione del 2% dello yuan.
Oltre a
seri dubbi su una manipolazione dei dati economici, gli economisti hanno messo in guardia i mercati sulla
possibilità di una nuova ondata di instabilità per l’economia cinese in primis, ma anche per l’economia mondiale, a causa della fragilità manifestata dal sistema bancario e per la crisi della zona euro.
La crisi cinese in questo senso si porrebbe come
catalizzatore di una spirale negativa in grado di
far saltare gli equilibri di interdipendenza dell’economia mondiale.