(Teleborsa) - Incontro scontro ieri tra il Partito democratico e il Movimento Cinque Stelle con all'ordine del giorno la nuova legge elettorale nota come
"Democratellum", ma anche le altre
riforme costituzionali, tra cui quella del Senato.
Dal premier
Matteo Renzi il pressing per chiudere entro luglio la riforma costituzionale al Senato e poi iniziare la partita della legge elettorale. Intanto lunedì inizierà la difficile partita in aula con i 7800 emendamenti presentati, per la maggior parte, dalle opposizioni.
"Chiudiamo con le riforme costituzionali, se continua l'ostruzionismo, a occhio al massimo in 15 giorni da quando si inizia a votare, lunedì presumibilmente", ha detto il presidente del consiglio rivolgendosi così ai pentastellati: "ci sono 7mila emendamenti, è ragionevole che in 15 giorni si chiude. E il giorno dopo siamo pronti a discutere di legge elettorale. Siete d'accordo?".
Al confronto serrato nella Sala del Cavaliere a Montecitorio scontata l'assenza di
Beppe Grillo dove era presente invece la delegazione dei Cinque Stelle composta dai capigruppo di Camera e Senato, oltre a
Danilo Toninelli (redattore della legge elettorale) e
Luigi di Maio (esponente dei grillini, nonché vicepresidente della Camera). Quest'ultimo ha rilanciato subito sulle preferenze: "Se sulla governabilità con il doppio turno e il ballottaggio arriviamo alla quadra siete disposti a cedere sulle preferenze? Noi eravamo partiti dal proporzionale, il punto d'incontro si trova lasciando qualcosa e prendendo altro", ha incalzato Di Maio.
Sulle
preferenze Renzi ha risposto: "Noi non pensiamo che la preferenza sia lo strumento della democrazia, ma tra averla e non averla preferiamo averla". Tuttavia, ha spiegato, "si è arrivati a un accordo sulla legge elettorale che non le prevede, tanto che come Pd facciamo le primarie". Il punto vero "è capire se sulle preferenze riusciamo a trovare un punto di caduta o meno".
Sulla proposta dei Cinque Stelle di dare il
premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione, Renzi ha detto di essere favorevole, ma "capisco che alcuni partiti possano avere dei dubbi. Forza Italia può essere intenzionata a dire di sì, più difficile che lo sia Italia Popolare o Sel".