(Teleborsa) - Il conti pubblici del Regno Unito "vedono" sempre più rosso. I costi di indebitamento dello Stato, infatti, raggiungono livelli che non si vedevano dalla crisi finanziaria del 2008, ma il governo laburista esclude interventi di emergenza, anche a fronte della caduta della sterlina, ai minimi sul dollaro da oltre un anno.

I mercati "continuano a funzionare in modo ordinato", ha detto il numero due del Tesoro, il viceministro Darren Jones, rispondendo a un'interrogazione urgente alla Camera dei Comuni, sottolineando che la causa di questa fase di instabilità è da ricercare in "un'ampia gamma di fattori nazionali e internazionali". L'opposizione conservatrice ha criticato la manovra finanziaria voluta dall'esecutivo di Keir Starmer fatta di aumenti fiscali da 40 miliardi di sterline: "I loro aumenti fiscali finiranno per essere inghiottiti dai costi di finanziamento più elevati senza alcun beneficio per il popolo britannico", ha affermato il cancelliere dello Scacchiere ombra Mel Stride.

Gli investitori sono sempre più preoccupati per le finanze britanniche e temono un nuovo "effetto Truss" che scatenò panico sul mercato, quando l'allora primo ministro Liz Truss presentò un progetto di bilancio all'insegna di spese massicce e non finanziate. Timori che hanno portato il rendimento del Gilt decennale a toccare i massimi dal 2008 e quello del titolo a trent’anni a livelli che non si vedevano dal 1998.

Sul mercato dei cambi, la sterlina è scesa ai minimi (sotto 1,23 dollari) da novembre 2023 rispetto al dollaro.