(Teleborsa) - L'Unione europea ha respinto l'accusa di censura da parte di Mark Zuckerberg. Il Ceo di Meta ieri aveva accusato l'Europa di avere "un sempre crescente numero di leggi che istituzionalizzano la censura e rendono più difficile realizzare qualsiasi innovazione lì". "Respingiamo assolutamente qualsiasi affermazione di censura da parte nostra", ha dichiarato la portavoce della Commissione europea, Paula Pinho, nel corso di un briefing a Bruxelles.
All'Ansa un altro portavoce della Commissione ha spiegato che "la libertà di espressione è al centro del Digital Services Act (Dsa), che stabilisce le regole per gli intermediari online per contrastare i contenuti illegali, salvaguardando la libertà di espressione e d'informazione online: nessuna disposizione del Dsa obbliga gli intermediari online a rimuovere i contenuti leciti". "La moderazione dei contenuti non significa censura", ha aggiunto.
Zuckerburg annunciando lo stop al fact-checking sui social network di Meta, aveva sottolineato l'intenzione di "lavorare con il presidente Trump per respingere i governi di tutto il mondo che se la prendono con le società americane e premono per una censura maggiore".
Il Ceo ha accusato anche l'amministrazione Biden di fare pressioni per la censura sostenendo che l'unico modo per respingere questo trend globale è col sostegno del governo Usa". "Ed è per questo – ha affermato - che è stato così difficile negli ultimi quattro anni, quando persino il governo Usa ha premuto per la censura andando contro di noi ed altre compagnie Usa. Ha incoraggiato altri governi ad andare oltre". "Ma ora – ha aggiunto – abbiamo l'opportunità di ripristinare la libertà di espressione e sono emozionato nel coglierla".