(Teleborsa) - A pochi giorni all’insediamento di Donald Trump e, nonostante l’inatteso inasprimento dell’approccio della Federal Reserve - e il conseguente aumento della volatilità - lo scenario macro di riferimento è largamente invariato rispetto al mese precedente, fatta eccezione per l’azionario europeo e italiano, dove "la nostra view passa da neutrale/positiva e positiva".

Nel dettaglio, spiegano gli esperti di Anima Flash, per quanto riguarda la crescita, "ci aspettiamo un’economia ancora solida, ma in misurato rallentamento negli Stati Uniti, e in debole ripresa – sotto potenziale e sotto consenso – in Area Euro".

In Cina, le prospettive di miglioramento della crescita sono strettamente legate agli stimoli provenienti dalle Autorità e alla politica commerciale americana. Con riferimento alla dinamica dei prezzi, il processo disinflazionistico conferma le attese su entrambe le sponde dell’Atlantico: l’inflazione core converge verso il target, trainata principalmente dai prezzi dei servizi. In Cina, invece, sembra improbabile un miglioramento significativo fino a quando le misure di stimolo non saranno pienamente implementate.

A livello di politiche monetarie, a dicembre, la Federal Reserve ha ridotto i tassi di 25 punti base, ma ha anche adottato un orientamento meno accomodante. "Ci aspettiamo quattro tagli da 25 punti base nel 2025, ma vediamo rischi orientati verso un allentamento leggermente meno deciso. In Area Euro, la Banca Centrale Europea prosegue sulla strada dell’allentamento e dovrebbe tagliare i tassi cinque volte per 25 punti base ciascuna, portando il tasso di deposito poco sotto la neutralità. In Cina, infine, la Banca Popolare Cinese dovrebbe mantenere un approccio accomodante e continuare ad accompagnare l’allentamento monetario con gli stimoli fiscali".

Crescita
L’economia USA resta orientata verso un “soft-soft landing”: dal 2024 al 2025 la crescita dovrebbe scendere dal 2,8% al 2,3% e anche il consensus si avvicina alle nostre stime, a lungo più ottimiste. Nel complesso, il reddito disponibile e la spesa per consumi restano su livelli ampiamente superiori al trend pre-Covid, e i rischi per il quarto trimestre sono orientati al rialzo. Il mercato del lavoro, peraltro, prosegue nel suo raffreddamento: nonostante i buoni dati sul fronte della creazione di nuovi impieghi, da un lato si registra un rientro della domanda verso i livelli pre-Covid e dall’altro il numero di persone che diventano disoccupate e lo rimangono sta aumentando.

In Area Euro, l’economia evita la recessione ma è lontana da una ripresa degna di nota. Il dato sul PIL del terzo trimestre è stato positivo, ma si tratta di un risultato spiegabile in larga parte con la forza dei consumi privati francesi, gonfiati dai Giochi Olimpici. Analizzando i dati sulla fiducia delle imprese – sotto quota 50 sia per il manifatturiero che per i servizi – emerge un quadro sconfortante. Le aree di debolezza sono numerose: dall’immobiliare alla domanda estera, passando per i problemi strutturali che affliggono la Germania, dove l’output gap negativo è riconducibile alla mancanza di produttività, che a sua volta potrebbe riflettere la carenza di investimenti.

Inflazione
Negli Stati Uniti prosegue la discesa dell’inflazione core e per la prima volta il consensus è più aggressivo della nostra view sull’indice PCE core. Gli indicatori anticipatori legati alle dinamiche salariali segnalano che la tendenza ribassista per l’inflazione supercore dovrebbe consolidarsi nei prossimi trimestri. Scomponendo il deflatore del PIL, si nota che la componente dei profitti, cruciale nella fiammata inflazionistica del 2022, si è ridimensionata: le aziende fanno più fatica a trasferire gli aumenti dei prezzi ai consumatori, il che lascia presagire che l’impatto di eventuali dazi potrebbe venir assorbito con maggiore facilità.

In Area Euro il momentum su base trimestrale per l’inflazione sui servizi, mantenutasi stabile intorno al 4% per tutto il 2024 per una serie di fattori idiosincratici, dalla Pasqua bassa ai grandi eventi sportivi dell’estate, si sta indebolendo. Per il prossimo anno ci aspettiamo un certo supporto dagli effetti base, e anche gli indicatori anticipatori suggeriscono una ripresa del processo disinflativo.
In Cina il momentum macro resta debole e difficilmente migliorerà prima che le misure di stimolo trovino piena attuazione: nel 2024 ci aspettiamo una crescita sotto potenziale, frenata da una domanda domestica ancora depressa. In questo quadro, l’inflazione non aumenterà che molto marginalmente. La barra del timone resta nelle mani delle Autorità di Pechino, che, pur determinate a sostenere l’economia, sembrano volersi tenere margine di manovra per rispondere agli eventuali dazi di Trump e devono ancora risolvere gli annosi problemi dei settori immobiliare, bancario e degli stimoli fiscali.
Nel complesso, "ci aspettiamo stimoli graduali in attesa di capire cosa deciderà la nuova Amministrazione USA".

Politiche monetarie
Nella riunione di dicembre, la Fed ha tagliato i tassi di 25 punti base ma ha anche rivisto le previsioni per il prossimo anno all’insegna
della cautela sul percorso di discesa di tassi e inflazione. Per il 2025 restiamo dell’idea che saranno consegnati tagli per un totale di 100 punti base, in quattro interventi distribuiti nei diversi trimestri dell’anno; tuttavia, continuiamo a vedere rischi orientati verso
un approccio leggermente meno accomodante, soprattutto a fronte di sorprese al rialzo nei dati di crescita.
La BCE prosegue nel suo percorso di tagli dei tassi e nell’ultimo meeting dell’anno il Consiglio Direttivo ha rinforzato il proprio bias dovish: le nostre attese si indirizzano verso cinque tagli dei tassi di 25 punti base ciascuno nei primi tre trimestri del 2025, fino a portare il tasso di deposito poco sotto il livello di neutralità. Giustificano questa scelta la fiducia nella capacità dell’inflazione di raggiungere il target, i rischi al ribasso per l’outlook sulla crescita e le attese di un forte calo dei livelli dei prezzi dei servizi.
In Cina, concludono gli esperti, ci aspettiamo che la Banca Popolare Cinese lavori a fare la sua parte nel supportare l’economia, anche se la politica monetaria – che resta accomodante – rimarrà legata all’implementazione degli stimoli fiscali e alle decisioni che verranno adottate a supporto del settore immobiliare.