(Teleborsa) - Nel 2023 sono state chiuse (eliminate dai bilanci) posizioni a sofferenza per circa 9 miliardi. È quanto emerge dalla Nota di stabilità finanziaria e vigilanza pubblicata dalla Banca d'Italia che aggiorna al 2023 le stime sui tassi di recupero delle sofferenze, già pubblicate a partire dal 2017 e illustra i risultati dell’indagine annuale sulle cessioni di crediti classificati a sofferenza condotta a partire dal 2016 sempre dall'Istituzione di via Nazionale. Il dato sulle sofferenze, pari a circa 1,6 volte il valore dei nuovi ingressi, è inferiore al 2022 in termini sia assoluti (22 miliardi), sia di incidenza percentuale sulle sofferenze in essere alla fine dell'anno precedente (44% contro il 64%).

La Banca d'Italia ha spiegato che la riduzione rispetto al 2022 è stata determinata principalmente dalle cessioni (passate da 18 a 5 miliardi) ed è riconducibile al progressivo ridimensionamento delle consistenze, che ha ridotto le esigenze di cessioni massive e ha consentito l'adozione di strategie di gestione dei crediti deteriorati basate su un contributo più equilibrato delle altre leve gestionali, come il recupero interno.

Prosegue inoltre il miglioramento nei tempi di smaltimento in atto dal 2015, che beneficia sia della riduzione delle consistenze e dei bassi tassi di ingresso in sofferenza, sia dei progressi conseguiti dagli intermediari nella gestione di questi crediti. I dati aggiornati mostrano che la quota delle posizioni chiuse entro tre anni dalla classificazione a sofferenza è pari all'88%, valore massimo finora osservato.

Rispetto agli anni precedenti, il ricorso alle cartolarizzazioni in rapporto al totale delle cessioni è stato limitato, anche in considerazione del fatto che dal 14 giugno del 2022 le GACS non sono più disponibili. Le inadempienze probabili cedute sono diminuite a 4 miliardi, in calo di 3 miliardi rispetto al 2022.