(Teleborsa) - Il governo della neutralità tecnologica, leitmotiv ribadito a più riprese quando si parla di settore auto e di energia nucleare, ha deciso invece di voltare le spalle alle caldaie a gas, nel nome della decarbonizzazione. A partire dal 2025, si legge sull'agenzia Energia Oltre, si dirà infatti addio agli incentivi per acquistare questo genere di impianti.

La novità è contenuta in un emendamento alla Legge di Bilancio, in via di conversione in Parlamento a firma del penstastellato Enrico Cappelletti la cui proposta di modifica è stata inserita in manovra – con il placet dell’esecutivo – al posto di quelle presentate da governo e maggioranza.

L’EMENDAMENTO
Al comma 2 apportare le seguenti modificazioni:
a) alla lettera a), capoverso 3-quinquies, dopo le parole: sostenute negli anni 2025, 2026 e 2027, aggiungere le seguenti: ad esclusione degli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili,;
b) alla lettera b), numero 1), capoverso 1, dopo le parole: sostenute negli anni 2025, 2026 e 2027, aggiungere le seguenti: ad esclusione degli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili,.
*8.21. Cappelletti, Pavanelli, Appendino, Ferrara, Carmina, Dell’Olio, Donno, Torto.

GLI EMENDAMENTI (RITIRATI) ALLA MANOVRA DI FDI, FI E M5S
In precedenza erano stati presentati tre emendamenti alla Legge di Bilancio 2025, da Lucrezia Mantovani di Fratelli d’Italia (8.22) e gli identici testi di Roberto Pella (FI) ed Enrico Cappelletti (M5s) (gli 8.20 e 8.21) che erano stati poi, rispettivamente, ritirati e accantonati.

LA DIRETTIVA CASE GREEN
La novità e una delle conseguenze della direttiva Case green (EPBD, ovvero Energy Performance of Buildings Directive) che nelle intenzioni di Bruxelles aiuterà ad efficientare al massimo le abitazioni per abbattere l’impronta carbonica, ha già stabilito dal 2040 lo stop definito alle installazioni di questi apparecchi.

OGGI E’ PREVISTA UNA DETRAZIONE DEL 50% DELLE SPESE PER L’ACQUISTO DI UNA CALDAIA A GAS
Per questo tutti i paesi europei – che sono obbligati a recepire la direttiva – stanno cominciando a lavorare a una strategia che ruoti attorno alle indicazioni di Bruxelles. E tra questi, naturalmente, c’è anche il nostro paese che dovrebbe/vorrebbe (il condizionale è d’obbligo) inserire già in manovra un divieto alle detrazioni delle spese sostenute per gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili. Oggi infatti è prevista una detrazione delle spese del 50% o addirittura del 65% nel caso di caldaie a condensazione, che oltre ad essere almeno in classe A, vengano abbinate a sistemi di termoregolazione evoluti.

SENZA DETRAZIONE SI COLPISCONO I MENO ABBIENTI
La nuova proposta di modifica è orientata dunque a porre fine agli incentivi agli apparecchi che naturalmente non scompariranno dagli "scaffali" ma saranno solo più costosi da acquistare.

La misura rischia infatti, di andare a colpire proprio i meno abbienti che difficilmente potranno installare una pompa di calore elettrica – dai costi più elevati – e che quindi non essendo "accompagnati" nel percorso di sostituzione della caldaia attraverso incentivi, saranno giocoforza costretti a mantenere i vecchi apparecchi meno efficienti, più costosi e più inquinanti.
Insomma, se da un lato il governo si professa a parole come aperto alla neutralità tecnologica – basta ricordarsi le battaglie ma soprattutto le parole dei ministri Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin sulle auto – dall’altro sembra intenzionato a far calare la scure sulle detrazioni per l’acquisto delle caldaie a gas una volta per tutte già dal prossimo anno. E non basta, eventualmente, evocare la direttiva Case green come giustificazione di una possibile infrazione al diritto comunitario: le norme europee dovranno essere recepite obbligatoriamente a partire dal 2026, lasciando dunque spazio di manovra per tutto il prossimo anno.

ASSOTERMICA AL GOVERNO: "ERRORE ELIMINARE LE CALDAIE A CONDENSAZIONE DALLE MISURE DI INCENTIVAZIONE"
Una critica forte al provvedimento era arrivata nei giorni scorsi da Assotermica, l’associazione che riunisce l’industria del riscaldamento italiana, "una realtà che occupa più 10.000 addetti e genera un fatturato di circa 3 miliardi di euro, oltre a un indotto di migliaia di imprese medio-piccole della filiera impiantistica". L’associazjome aveva chiesto al Governo "di non approvare modifiche legislative alla legge di Bilancio di esclusione delle caldaie a condensazione dalle prossime misure d’incentivazione".

"Diversamente, si minerebbe il percorso di transizione energetica del nostro Paese, che vede tra i propri pilastri la riqualificazione del patrimonio edilizio nazionale, oltre a indebolire un comparto di eccellenza che può offrire soluzioni utili alla decarbonizzazione. Le abitazioni esistenti sul nostro territorio sono circa 31 milioni, il 50% di queste è nelle classi energetiche più basse e solo in piccola parte sono già pronte ad accogliere tecnologie alternative, sia per questioni tecniche sia perché di proprietà di nuclei familiari che non possono permettersi soluzioni che richiedono un investimento iniziale importante – le parole di Assotermica affidate a una nota -. Per questo motivo le caldaie a condensazione risultano essere ancora la soluzione ottimale per un’ampia fetta di utenti per ridurre consumi energetici ed emissioni inquinanti. Eliminare l’ecobonus per questi apparecchi significherebbe escludere larga parte delle famiglie italiane, soprattutto le meno abbienti, dalla possibilità di efficientare e rendere più sostenibili i propri sistemi di riscaldamento, ridurre drasticamente il potenziale di efficientamento del patrimonio edilizio e al contempo danneggiare un settore che da sempre investe in innovazione e che contribuisce alla crescita economica dell’Italia. Inoltre, la modifica penalizzerebbe tutti gli utenti che si ritrovano a dover sostituire un generatore guasto nel mezzo della stagione termica e che non avrebbero i tempi tecnici per poter pianificare il passaggio ad un’altra tecnologia".