(Teleborsa) - San Marino torna ad essere al centro dell’Europa tra il 20 novembre e il 1° dicembre 2024 con il ritorno del Tour Music Fest, giunto quest’anno alla 16° edizione. La rassegna musicale con contest interno, che dal 2007 ha chiamato a raccolta circa 180mila aspiranti cantanti e musicisti tra cui artisti come Ermal Meta, Mahmood, Loredana Errore, Renzo Rubino, Federica Carta, Ariete e molti altri, vedrà la partecipazione di oltre 650 formazioni artistiche emergenti provenienti da tutta Europa, selezionate tra più di 29.000 partecipanti, per 8 giorni di eventi gratuiti, concerti, masterclass e talk, all'insegna della musica del futuro, alla ricerca delle tendenze del domani.

Il TMF vedrà protagonista la migliore musica emergente europea insieme a Beppe Vessicchio, Kara DioGuardi, il rapper Ensi, la vocal coach Paola Folli, Mazay DJ, Annalù e molti altri esperti della musica italiana e internazionale.

Gianluca Musso, General Director del Tour Music Fest, ha raccontato cosa significa lavorare con talenti da formare e lanciare, fortificandoli e mostrando loro la strada giusta per brillare, anche senza vincere.

16 edizioni del Tour Music Fest, e centinaia di migliaia di artisti visionati da te e il tuo staff: facciamo un bilancio generale dell’evento - prima ancora che del contest puro - com’è cambiato in tanti anni, quali sono state le sfide vinte, cosa ci possiamo aspettare da questa edizione…

Quando abbiamo iniziato il Tour Music Fest nel 2007, eravamo dei giovani artisti ventenni che sognavano un progetto come quello del TMF, l'obiettivo era chiaro: creare un contesto che non si limitasse a scegliere un vincitore, ma che mettesse al centro del progetto la crescita artistica e personale di ogni partecipante. Oggi, guardando indietro, posso dire che siamo riusciti a mantenere quella promessa. Abbiamo visionato centinaia di migliaia di artisti da tutta Europa offrendo formazione, feedback professionale, esperienza e motivazione, e creato uno spazio in cui la musica emergente può trovare ascolto.

Le sfide vinte sono state tante: dalla creazione di una piattaforma musicale internazionale unica nel suo genere, che ci ha portato in 12 nazioni europee, all'organizzazione di masterclass con figure straordinarie come Kara DioGuardi, Beppe Vessicchio e i coach di Berklee College of Music e che ha dato sbocco a tantissimi artisti oggi professionisti. Questa edizione promette di essere la più ambiziosa: più artisti, più eventi e soprattutto una comunità artistica ancora più ricca di diversità culturale e talento. È la dimostrazione che il lavoro fatto negli anni ha costruito qualcosa di autentico e duraturo.

Gianluca, il tuo esempio nell’ambito dell'imprenditoria musicale è notevole: oltre a conoscere soltanto nel 2024 quasi 30 mila artisti con grandi sogni, hai organizzato delle masterclass di altissimo livello. La preparazione e la formazione per un talento più o meno “acerbo” oggi sono più importanti della vittoria, della visibilità, della competizione?

Assolutamente, la formazione è la chiave. La vittoria e la visibilità possono essere importanti, ma senza una solida preparazione e una visione chiara del proprio percorso artistico, rischiano di essere mete effimere. La musica è una maratona, non uno sprint. Con le nostre masterclass e i percorsi esperienziali e formativi del Tour Music Fest, vogliamo dare agli artisti gli strumenti per crescere, per capire chi sono e cosa vogliono raccontare al mondo.

Il successo non si misura solo con una vittoria, ma con il percorso che si costruisce e il messaggio che si riesce a trasmettere. Oggi più che mai, in un panorama musicale così affollato, ciò che fa davvero la differenza è la capacità di emergere come individui autentici, con storie e visioni uniche.

Come si diventa imprenditore musicale? In base alla tua ventennale esperienza, che consigli ti sentiresti di dare a un giovane che ha sì la passione per la musica, ma anche la voglia di mettersi in gioco da un’altra prospettiva?

Diventare un imprenditore musicale richiede secondo me tre ingredienti fondamentali: passione, visione e resilienza. La passione per la musica è il motore che ti spinge a lavorare anche quando le sfide sembrano insormontabili. La visione ti permette di identificare un bisogno, di creare qualcosa che manca. Per me, quel bisogno era un contesto sano, positivo e formativo dove gli artisti emergenti potessero mettersi alla prova, conoscere professionisti e artisti con la stessa passione con cui collaborare. La resilienza, infine, è ciò che ti tiene in piedi quando le cose non vanno come previsto, il Covid ad esempio è stato uno di quei avvenimenti che ci ha messo duramente alla prova.

Un consiglio fondamentale è quello di essere sempre curiosi, di osservare il settore, studiare le tendenze, ascoltare i bisogni degli artisti e costruire una rete di relazioni autentiche. Non abbiate paura di fallire, perché è lì che si imparano le lezioni più importanti. Che siate artisti o imprenditori, il vostro lavoro deve sempre rispettare e valorizzare la musica

Al giorno d’oggi vengono prodotte più di 60mila canzoni al giorno superando velocemente i 20 milioni di brani l’anno. Da imprenditore musicale che ricerca le tendenze della musica del futuro, cosa pensi che succederà da qui a 5-10 anni?

La quantità di musica prodotta oggi è incredibile, e allo stesso tempo una sfida. Con più di 60mila brani pubblicati ogni giorno, diventa sempre più difficile emergere, ma ciò che vedo nel futuro è una tendenza verso la qualità e l’autenticità. Credo che la tecnologia continuerà a giocare un ruolo cruciale, con l’intelligenza artificiale che aiuterà non solo nella produzione, ma anche nella distribuzione e nel targeting del pubblico. Detto ciò, penso che il valore umano e l’arte rimarranno insostituibili. Gli artisti che sapranno raccontare storie autentiche, che saranno in grado di connettersi emotivamente con il pubblico, continueranno a fare la differenza. Nei prossimi 5-10 anni vedo una musica sempre più collaborativa, transnazionale e ricca di contaminazioni culturali. È un momento entusiasmante, e non vedo l’ora di scoprire cosa ci riserverà il futuro.