(Teleborsa) - È un risparmiatore prudente, che tende ad allocare i suoi soldi prevalentemente nei fondi comuni d'investimento e nei titoli di Stato. Ha una spiccata avversione per il rischio. Cerca di evitare gli strumenti finanziari complessi e quelli illiquidi. Nella maggior parte dei casi si muove seguendo i consigli della sua banca e non sembra preoccupato dai conflitti d'interesse che possono condizionare l'attività di consulenza dell'intermediario di fiducia. È questo l'identikit che risulta dall'ultima indagine della CONSOB sul risparmio "fai da te", ovvero il risparmio amministrato dagli intermediari per conto della clientela retail, in cui viene esaminata la composizione dei portafogli in un periodo di tredici anni, da giugno 2010 a giugno 2023.
Nell'ambito del risparmio amministrato in strumenti finanziari, alla data del 30 giugno 2023, la clientela retail incideva per circa il 68,7% delle masse amministrate da banche, per un controvalore di mercato pari a circa 1.036 miliardi di euro, mentre la clientela professionale contava per il 31,3% (circa 472 miliardi di euro). Quasi il 95% delle masse amministrate fa capo a soggetti appartenenti a Gruppi bancari, mentre solo il restante 5,1% afferisce a soggetti non rientranti in alcun Gruppo. I primi cinque Gruppi per ammontare di depositi retail ne detengono il 57,3%.
Analizzando l'evoluzione nel tempo degli investimenti nelle principali tipologie di strumenti finanziari presenti nel risparmio amministrato, si nota il progressivo calo della componente obbligazionaria, rappresentata in buona parte da emissioni bancarie, con un peso passato dal 50% al 30 giugno 2010 all'8% del 30 giugno 2023.
Di converso, nel medesimo intervallo temporale, si è assistito ad un incremento del medesimo ordine di grandezza dei fondi comuni di investimento, cresciuti dal 16,6% al 53,8%. Tendenzialmente più stabili i controvalori riconducibili a Titoli di Stato e azioni.
A fronte di tali dinamiche di medio-lungo periodo, si registra, tuttavia, un'inversione di trend in tempi più recenti (giugno 2022 – giugno 2023), con un significativo incremento dell'incidenza dei Titoli di Stato (+7,5%) e un decremento della componente fondi (-7,2%). Anche le obbligazioni mostrano una seppur contenuta inversione della tendenza decrescente (+1% circa), che risulta più significativa se si considera la crescita dei tassi di mercato che determina una contrazione dei valori di tale tipologia di strumenti.
Lo studio CONSOB evidenzia la progressiva crescita della componente estera rispetto alle consistenze relative a emittenti italiani. La componente estera è più che raddoppiata, in termini di incidenza sul totale amministrato, nel periodo 2010-2023, passando dal 20,6% al 43,8%, mentre i controvalori di mercato sono quasi triplicati nel medesimo periodo (da circa 167 miliardi di euro al 30 giugno 2010 a 453 miliardi di euro al 30 giugno 2023. Si nota, di contro, l'inversione di tendenza nel periodo giugno 2022 - giugno 2023, prevalentemente per il forte contributo degli investimenti in Titoli di Stato italiani.
I dati analizzati dagli autori, Francesco Adria e Francesco Quaranta, evidenziano un forte alleggerimento per i titoli illiquidi (scesi dal 30,7% al 3,1%) e per quelli complessi (dal 17,5% al 6,3%). Stabile, invece, la quota della componente azionaria detenuta al di fuori dei fondi d'investimento, che rappresenta appena il 14%, incidenza sostanzialmente stabile nel periodo esaminato.
In crescita gli investimenti connotati da un potenziale conflitto d'interesse, la cui natura si sposta progressivamente dall'offerta di strumenti finanziari emessi dalle stesse banche agli incentivi di collocamento. L'incidenza sul totale amministrato dello stock di strumenti finanziari in conflitto è cresciuta dal 41% al 58,5%, con controvalori passati da 333 miliardi di euro a circa 606 miliardi di euro; parallelamente, lo stock di strumenti non in conflitto si è ridotto da 478,5 miliardi di euro (59%) a 430 miliardi di euro (41,5%). La composizione dei titoli in conflitto si è progressivamente spostata verso strumenti che prevedono il pagamento/ricezione di incentivi (dall'8,7% al 37,3%), a discapito di strumenti emessi direttamente da banche, enti controllanti o altri soggetti appartenenti al medesimo Gruppo (in calo dal 32,4% al 21,2%). Tra gli strumenti finanziari in conflitto, gli OICVM pesano complessivamente per l'87,7% (circa 532 miliardi di euro), i certificates il 7% (43,6 miliardi di euro), le obbligazioni bancarie il 2,7% (16,3 miliardi di euro) e le azioni bancarie l'1,9% (11,5 miliardi di euro).
CONSOB, fondi d'investimento e titoli di Stato i preferiti dagli investitori "fai da te"
02 dicembre 2024 - 12.59