(Teleborsa) - Il tracollo registrato da rublo negli ultimi giorni è un termometro della grande crisi che colpirà la Russia, oggi sostenuta da un'economia di guerra che stimola l'occupazione e la crescita economica. Un grande malato che presto si rivelerà in tutta la sua drammaticità. E questo perché ad un certo punto bisognerà porre fine alle ostilità, per frenare la spesa militare, e riconvertire l'industria, oggi tutta puntata sulla produzione di armamenti. Una situazione che spingerà la Russia in una profondissima recessione e che la valuta sta già scontando.

L'andamento del rublo

Il rublo ha toccato ieri un minimo che non si vedeva da marzo 2022, quando è iniziata la guerra in Ucraina. Il dollaro ha toccato u massimo contro il rublo al di sopra di quota 113, perdendo l'11% in una sola settimana, per poi attestarsi oggi a quota 108. Da inizio anno il biglietto verde mantiene un rialzo del 21% contro la valuta russa, ma la differenza è ancora più eclatante se si pensa che, prima dell'inizio del conflitto in Ucraina, a marzo 2022, un dollaro quotava attorno a 75-80 rubli.

Stesso discorso per il cambio dell'euro contro il rublo, che si attesta a 114,65, mantenendo da inizio anno un rialzo di poco inferiore al 19%, mentre il cambio sterlina/rublo passa di mano a 137,44, con un vantaggio superiore al 21% da inizio anno. Meno brillante il crosso yen/rublo a quota 0,72 (+14% da inizio anno).

Le ultime sanzioni USA

A dare l'ultimo colpo alla valuta russa hanno contribuito le ultime sanzioni imposte dagli Stati Uniti, che hanno colpito Gazprombank, ultimo baluardo di un'economia ancora aperta con l'estero. Alla banca russa infatti era affidato il compito, ora precluso, di regolare le transazioni con i Paesi occidentali che ancora si servivano del gas russo. Dunque, tutti i canali di comunicazione fra Mosca ed il resto del mondo sono stati chiusi, lasciando il paese isolato ed esposto ad una crisi senza precedenti.

La realtà dei fatti: inflazione alle stelle

La Russia sta attraversando una delle fasi più tragiche della sua storia, almeno dal punto di vista economico, dal momento che è divorata dall'inflazione che galoppa, ma la crescita economica è gonfiata dallo stato di guerra, perché senza la produzione di armi, l'economia russa sarebbe in piena recessione. Una ipotesi che configura uno stato di stagflazione difficilissimo da gestire dalla banca centrale russa.

L'inflazione è ormai alle stelle, ma i dati ufficiali non segnalano una situazione così critica. Secondo un indice tipico della Russia, l'indice dell'insalata russa, che sintetizza l'andamento dei prezzi dei prodotti usati per cucinare questo piatto tipico di Natale, è stato toccato il 70% di crescita. Un trend mai visto prima che segnala una forte crescita dei prezzi dei prodotti più comuni, ma l'inflazione "ufficiale" rilevata dall'ufficio statistico segnalerebbe una crescita dell'8%, assolutamente lontana dalla realtà, mentre ufficiosamente si parla di una crescita del 30-40%.

Una crescita che ha costretto la banca centrale ad alzare i tassi sino al 21%, un livello non ancora sufficiente a contenere l'andamento die prezzi. Una politica rigorosa portata avanti dalla governatrice Elvira Nabiulina, che prevede di alzarli ancora, sino al 23%, ma viene fortemente osteggiata dai gerarchi russi, che continuano a negare la criticità della situazione.

Una bomba pronta a scoppiare, non appena l'economia di guerra sarà giunta al capilinea ed il Cremlino non riuscirà più a sostenere le spese militari che si aggirano attorno al 30-40% del bilancio pubblico.