(Teleborsa) - Donald Trump ha conquistato il suo secondo ed ultimo mandato alla Casa Bianca, non potendo ricandidarsi nuovamente secondo la Costituzione degli Stati Uniti, e questa volta i repubblicani sono riusciti a conquistare la maggioranza anche alla Camera, seppur ristretta rispetto ai più ampi consensi ottenuti da Trump a livello elettorale. Una situazione che consentirà al nuovo Presidente di avere un certo margine di manovra nell'attuazione della sua agenda, ma non una totale libertà sotto il profilo fiscale.

L'impatto immediato della sua rielezione si è già visto sui mercati, che sono letteralmente volati, così come il dollaro ed alcuni asset specifici come il Bitcoin, su cui Trump aveva puntato in campagna elettorale. E' l'effetto di una agenda che tende a privilegiare le grandi Corporates ed un massiccio taglio dell'aliquota fisale sulle imprese. Quanto alla politica estera ed economica, resta una impostazione tendenzialmente protezionistica. Se questi sono gli sviluppi nel breve periodo, cosa accadrà nel medio-lungo periodo? E cosa accadrà a partire dal prossimo anno?

Il rischio maggioranze

"Con le tasse, il deficit e i dazi che probabilmente domineranno il dibattito a Washington l'anno prossimo, queste maggioranze risicate al Congresso potrebbero complicare gli sforzi di Trump per attuare il suo programma", sottolinea PIMCO, una delle principali società di gestione americane.

"Il Senato offre un buon margine per la conferma delle nomine, che richiedono solo 50 voti. Tuttavia, non raggiunge la maggioranza di 60 voti, a prova di ostruzionismo, necessaria per approvare molte proposte di legge. - spiega Libby Cantrill, Head of US Public Policy di PIMCO - Trump potrebbe avere difficoltà a far passare i tagli fiscali proposti in una Camera divisa, anche se tagli fiscali modesti sono più facili da approvare attraverso la 'riconciliazione del bilancio', che richiede solo 50 voti al Senato. I 2.000 miliardi di dollari di tagli al bilancio proposti da personaggi come Elon Musk richiederebbero un sostegno bipartisan che potrebbe essere difficile da ottenere".

I primi passi di Trump

Guardando ai primi atti che il Presidente Trump potrebbe potenzialmente intraprendere il primo giorno c'è il ritiro degli ordini esecutivi del Presidente Joe Biden, anche nel settore energia (divieto di esportazione di gas naturale liquefatto e di trivellazione nelle terre federali), e l'implementazione di nuovi ordini esecutivi, anche sul confine tra Stati Uniti e Messico, per limitare l'immigrazione.

Sul fronte commerciale, poi, la possibilità di imporre nuovi e maggiori dazi alla Cina facendo leva sull'investigazione esistente sulla Section 301 (del Trade Act del 1974), già usata da Trump e poi da Biden per imporre i dazi esistenti, mentre l'applicazione di dazi su altri prodotti o Paesi richiederebbe un processo di investigazione più lungo.

Trump poi potrebbe anche sostituire i direttori delle agenzie federali, quali il Consumer Financial Protection Bureau (tutela consumatori), la Federal Housing Finance Authority (regolatore del mercato immobiliare), la Federal Trade Commission (concorrenza) e l'Office of the Comptroller of the Currency (regolatore bancario).

Le iniziative in ambito fiscale

Per l'espansione fiscale - tasse e spesa - il Presidente Trump dovrà comunque passare dal Congresso. È qui che le probabili maggioranze ristrette potrebbero fungere da controllo. Supponendo che i repubblicani mantengano la Camera, è probabile una proroga completa dei tagli fiscali di Trump in scadenza, ma forse solo per un periodo di tempo ridotto a causa dei deficit già elevati.

Secondo PIMCO, si potrebbe assistere a sforzi per ridurre la spesa in modo marginale, ma qualsiasi taglio di grande entità sarà difficile da far passare alla Camera e sarebbe difficile da realizzare attraverso il processo di riconciliazione del bilancio (che richiede solo 50 voti al Senato). Tutto il resto probabilmente richiede 60 voti.

"Il deficit - ribadisce l'analista di PIMCO - è stato probabilmente il più grande sconfitto delle elezioni, con nessuno dei due candidati propenso a prendere provvedimenti per ridurlo ed entrambi inclini ad approvare politiche che lo aumenteranno". Tuttavia, si ritiene che "il tetto del debito, che dovrà essere gestito in primavera, sarà probabilmente alzato con facilità con la maggioranza repubblicana in entrambe le camere".

La Federal Reserve di Powell libera di decidere

"Non prevediamo cambiamenti alla Federal Reserve fino al 2026", afferma Cantrill, ricordando che il mandato di Jerome Powell scadra nel maggio 2026 e, dopo le sue più recenti dichiarazioni, la sua posizione appare "blindata fino ad allora". Il primo posto vacante di governatore della Fed invece non si aprirà prima del gennaio 2026 ed un licenziamento è fuori discussione.

PIMCO ritiene dunque che "non ci siano dubbi sull'indipendenza della Fed" che "deve rispondere al Congresso - che l'ha creata e ne ha stabilito il mandato - e al popolo. La sua indipendenza consente alla Fed di attuare una politica monetaria basata su dati, analisi e giudizi, libera da influenze politiche".