(Teleborsa) - Secondo l'Istat, a settembre 2024 la produzione industriale in Italia ha registrato una significativa flessione annua del 4%, attribuibile in gran parte ai settori della fabbricazione di mezzi di trasporto e dell'abbigliamento, con cali rispettivamente del 15,4% e del 10,7%. Questo andamento negativo rappresenta un segnale preoccupante per l’economia italiana, che fatica a mantenere ritmi di crescita stabili. Il dato mensile ha mostrato una diminuzione dello 0,4% rispetto ad agosto, confermando un trend di contrazione che dura ormai da venti mesi.

Sul fronte delle esportazioni, l'Istat evidenzia una riduzione dello 0,6% nei primi otto mesi del 2024, con un impatto maggiore sulle vendite verso i mercati dell'Unione Europea, segnale di una difficoltà a competere sui mercati esteri. A livello settoriale, i comparti con le maggiori perdite sono stati i trasporti, l'abbigliamento e la produzione di prodotti petroliferi raffinati, mentre la fabbricazione di apparecchiature elettriche, di computer ed elettronica e le attività estrattive hanno registrato una crescita rispettivamente del 5,9%, 1,9% e 1,8%.

In controtendenza rispetto alla produzione industriale, le vendite al dettaglio a settembre 2024 hanno segnato una crescita mensile dell'1,2% sia in valore che in volume. I beni non alimentari hanno registrato un incremento su base annua, mentre per i beni alimentari è stato rilevato un aumento limitato solo al valore delle vendite. La grande distribuzione e il commercio online hanno trainato questo incremento, mentre le piccole superfici commerciali e le vendite fuori dai negozi sono rimaste in flessione.

Parallelamente, il PIL italiano nel terzo trimestre del 2024 è rimasto stabile rispetto ai tre mesi precedenti, in controtendenza rispetto ai principali partner europei e alla media dell'area euro, che hanno registrato una leggera crescita. Questa stagnazione posiziona l’Italia tra le economie europee con le peggiori performance, accentuando le incertezze sul futuro economico del paese in un contesto internazionale che, pur mantenendo un ritmo di crescita stabile, è caratterizzato da forti tensioni geo-economiche e rischi al ribasso.

Sul fronte dell'occupazione, a settembre si è verificata una lieve inversione di tendenza dopo tre mesi consecutivi di crescita: si è osservato un calo occupazionale che ha coinvolto sia uomini che donne, in particolare nella fascia di età tra i 35 e i 49 anni. L’occupazione, quindi, risente delle difficoltà del settore industriale e della stagnazione economica generale, con una conseguente incertezza per le prospettive future del mercato del lavoro.

Anche l'inflazione mostra dinamiche divergenti rispetto agli altri Paesi europei: l'indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) in Italia continua a crescere, ma a un ritmo più contenuto rispetto alla media dell'area euro e alle principali economie continentali, riflettendo una domanda interna moderata e un contesto di bassi consumi.

Infine, l’Istat segnala un peggioramento del clima di fiducia tra le famiglie e le imprese italiane, che percepiscono con preoccupazione sia la situazione economica attuale che quella futura. In ottobre, il sentimento delle famiglie è calato in modo significativo, con un deterioramento delle opinioni riguardanti sia la situazione economica generale che le prospettive per i mesi a venire. Tra le imprese, il settore manifatturiero e i servizi di mercato mostrano una crescente sfiducia, aggravando il quadro di incertezza che avvolge l'economia italiana.