(Teleborsa) - La situazione italiana della nomina del CdA "non è frutto di un disegno organico, ma è il risultato di una progressiva stratificazione di regole che si sono sovrapposte, coprendo in maniera emergenziale alcune situazioni. Per quanto riguarda i componenti del CdA, ad esempio, hanno portato alla presenza contemporanea dell'amministratore indipendente e di quello eletto dalle minoranze, senza una chiara distinzione del ruolo e delle funzioni". Lo ha affermato Marcello Bianchi, Vice Direttore generale di Assonime e direttore Area Mercato dei Capitali e società quotate, in occasione dell'evento per i 20 anni di Nedcommunity, l'associazione italiana degli amministratori non esecutivi e indipendenti.

"La riforma del TUF - ha sostenuto - è un'occasione per riconsiderare questo quadro, soprattutto valutandolo in termini di confronto internazionale, anche perchè una funzione fondamentale della governance è quella di aumentare la fiducia del mercato, e questo dovrebbe tradursi in uno sviluppo del mercato italiano dei capitali. Chiaramente bisogna semplificare le regole di governo societario, tenendo conto dell'autodisciplina".

Bianchi ha sottolineato che "è giunto il momento per semplificare il sistema, riconoscendo la centralità del ruolo degli amministratori indipendenti e consentendo almeno alle società di evitare questo meccanismo del voto di lista, che può essere problematico perché può proprio compromettere quell'organicità della composizione del consiglio che è fondamentale".

"Il consiglio di amministrazione, fermo restando la diversità e la diversificazione di ruoli, è un organismo unitario che ha delle competenze che devono essere sempre più estese ma complementari fra loro e che quindi devono rispondere in qualche misura a un disegno unitario - ha spiegato - Una frammentazione del sistema di nomina che vede plurime fonti di designazione degli amministratori difficilmente può arrivare a quel risultato".