(Teleborsa) - Dopo aver toccato un picco nell'ottobre 2022, durante la crisi energetica, con una variazione dell'IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato) del 12,5% in Italia e del 10,6% nell'Area Euro, l'inflazione nel Paese ha intrapreso un percorso di riduzione, portandosi al di sotto della media dell’eurozona. Tuttavia, se la stabilizzazione dei prezzi delle materie prime a livello internazionale sembra scongiurare un nuovo aumento, la crisi ha lasciato un'eredità di prezzi costantemente più elevati.

Rispetto a gennaio 2021, ad agosto 2024 si osservano aumenti significativi: il 14% per l’inflazione "core" (esclusi energia e alimentari non lavorati), il 21% per i beni alimentari non lavorati e oltre il 51% per i beni energetici. Nonostante le imprese siano riuscite a mantenere i propri margini trasferendo i maggiori costi sui prezzi finali, i salari, soprattutto in Italia, hanno subito un forte calo del potere d’acquisto, con una perdita reale di quasi il 10% rispetto al periodo pre-crisi. Questo è dovuto a una dinamica salariale poco sostenuta, con un aumento medio dei salari orari di appena l'1,2% dal 2021, a fronte del 3,3% dell’eurozona.

La difficoltà nel recupero del reddito disponibile reale delle famiglie, rispetto ai livelli pre-crisi, solleva interrogativi sul futuro dei consumi, specialmente considerando il persistente divario salariale con il resto dell'Europa.

L'analisi del Monitor di Area Studi Legacoop in collaborazione con Prometeia mostra come, dopo il picco dell’ottobre 2022, l’inflazione in Italia sia gradualmente calata, grazie agli aumenti dei tassi di interesse da parte della BCE e alla riduzione dei prezzi energetici. Tuttavia, la dinamica inflazionistica è stata molto eterogenea, con i beni energetici che hanno contribuito in modo decisivo all’aumento dei prezzi. Nel momento di picco, l'energia rappresentava il 54% della variazione totale dei prezzi, mentre oggi contribuisce negativamente alla variazione.

Ad agosto 2024, solo il 30% dei beni ha subito aumenti superiori al 3%, segnando un’inversione di tendenza rispetto all’80% di gennaio dello stesso anno.

Sebbene il ritmo di crescita dei prezzi si sia attenuato, il livello dei prezzi rimane significativamente più alto rispetto a gennaio 2021. Ad agosto 2024, l’IPCA dei beni energetici è salito di oltre il 50%, mentre l’inflazione core e i beni alimentari non lavorati hanno registrato aumenti più moderati, rispettivamente del 14% e 21%.

L'erosione del potere d'acquisto è stata particolarmente grave per i lavoratori dipendenti. Dal 2021, i salari orari in Italia sono cresciuti solo dell’1,2%, ben al di sotto del 3,3% registrato nell’eurozona. Sebbene ci sia stato un recupero nel 2024, con un incremento dei salari negoziati del 3,6%, il potere d’acquisto reale è ancora lontano dai livelli pre-crisi.

Per alleviare l'impatto del caro energia, il governo ha introdotto politiche di sostegno, riducendo le imposte e offrendo trasferimenti mirati. Le simulazioni di Prometeia indicano che, senza questi interventi, tra luglio 2021 e marzo 2023, l’incremento della spesa familiare sarebbe stato dell’11,3% anziché del 6,4% effettivo. Le famiglie con i redditi più bassi hanno beneficiato maggiormente, evitando un aggravio che sarebbe stato del 14,5% senza gli aiuti mirati.