(Teleborsa) - "E’ importante per il mondo delle imprese la rassicurazione di ieri di importanti rappresentanti delle forze di Governo, quali il sottosegretario al MEF Federico Freni e il Vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera Raffaele Nevi, in rappresentanza delle forze di maggioranza, di evitare nuove tasse, tra cui riteniamo rientri anche la Sugar tax, eredità di precedenti Governi e più volte posticipata proprio per la sua inefficacia per la salute, gravosa per le imprese che producono in Italia e poco sostenibile per le PMI", ha commentato così Giangiacomo Pierini, Presidente ASSOBIBE, associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, a seguito delle dichiarazioni di ieri del Sottosegretario al Ministero dell'economia e delle finanze, Federico Freni, e del Vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera, Raffaele Nevi.

Secondo ASSOBIBE, l’introduzione della cosiddetta "Sugar tax" esporrebbe i consumatori e le imprese a incrementi che metterebbero in difficoltà la tenuta del mercato, già in crisi con andamenti delle vendite non positive. Dati alla mano, l’imposta determina un impatto fiscale rilevante sul primo anello della filiera, il produttore, che subirebbe un incremento del 28% di fiscalità su un litro provocando, di fatto, un rilevante impatto anche sui consumatori, già sottoposti agli effetti dirompenti dell’inflazione. Già lo scorso anno le famiglie hanno dovuto far fronte a un aumento dei prezzi, mai visto negli ultimi 40 anni. Il comparto food and beverage è stato tra i più colpiti (+11,2%), e tra gli alimenti e bevande al secondo posto dopo l’olio d’oliva (+26,6%), ci sono proprio i soft drinks (+18,1%).

La tassa danneggia il Made in Italy. La Sugar tax è un’imposta che va contro ciò che chiedono le imprese: una politica che sostenga i consumi e favorisca gli investimenti, a fronte del crescente costo del credito e l’elevata inflazione. In un settore già in forte sofferenza da inizio 2024 per una decisa frenata dei consumi e conseguente contrazione delle vendite, l’eventuale nuova tassa andrebbe a colpire soprattutto le piccole e medie imprese italiane, che rappresentano il 64% della base associativa di ASSOBIBE, oltre che quelle imprese a capitale straniero che producono in Italia e che generano dunque valore positivo per il territorio.

Incrementerebbe inoltre la burocrazia, introducendo ulteriori 70 procedure aziendali, togliendo liquidità (-12% di investimenti in Italia) e mettendo a rischio oltre 5.000 posti di lavoro.

Infine, - prosegue ASSOBIBE - da un punto di vista salutistico, questa misura provoca danni economici evitabili senza apportare effetti positivi in termini di benessere per i consumatori. Nei mercati in cui la tassa è già applicata non si riscontra, infatti, un impatto diretto su obesità e sovrappeso. Al punto che, diversi Paesi hanno iniziato ad eliminarla (Norvegia: 2000; Islanda: 2000; Danimarca: 2016; Australia: 2018; Israele: 2022). Anche la Commissione europea ha chiarito che tale tassa potrebbe non avere effetti su sovrappeso e obesità. Una specifica fattuale in paesi come l’Italia, agli ultimi posti in Europa per consumi di soft drink pro capite (54 litri/annui).