(Teleborsa) - Nella giornata di ieri è iniziato lo sciopero dei lavoratori portuali che coinvolge 45 mila addetti in 36 porti americani, situati sulla costa orientale e nella zona del Golfo del Messico. Tra le richieste del sindacato Ila, International Longshoremen’s Association, c'è anche quella di salari più alti e maggiori tutele sociali e i rappresentanti dei lavoratori hanno già fatto sapere che hanno intenzione di portare avanti l’agitazione "fino a quando sarà necessario". Il sindacato rappresenta 85mila lavoratori portuali negli Stati Uniti. Lo sciopero è stato proclamato dopo che le trattative tra il sindacato e la Us Maritime Alliance (USMX), l'associazione che rappresenta i datori di lavoro del settore portuale, sono fallite.

La notizia dello sciopero preoccupa per le ripercussioni che potrà avere sul commercio globale. I porti coinvolti dalla mobilitazione gestiscono metà del volume di scambi commerciali americano. I primi a risentirne saranno i container e le consegna di auto, mentre saranno effettuate eccezioni per lo spostamento di beni militari. Naturalmente più avanti andrà lo sciopero maggiori saranno i disagi che andranno ad accumularsi. Timori anche per il livello di inflazione che potrebbe tornare a correre in caso di stop prolungato.

Il presidente americano Joe Biden si è già schierato dalla parte dei portuali, facendo sapere di avere “chiesto con urgenza alla USMX di "sedersi a un tavolo" e presentare ai lavoratori della International Longshoremen’s Association una "offerta equa", che assicuri una paga “appropriata”, in linea con il loro “incommensurabile contributo”. Biden ha infine sottolineato che, mentre il paese sta "affrontando le conseguenze dell’uragano Helene", "non è tempo per i carrier di rifiutarsi di negoziare un salario equo per dei lavoratori essenziali" mentre "accumulano maxi profitti".

Il direttore generale di Spediporto, l'associazione degli spedizionieri genovesi, Giampaolo Botta ha dichiarato all'Ansa che "con lo sciopero si stima che ogni settimana, a livello mondiale, saranno circa 500 mila i contenitori che non potranno sbarcare o raggiungere le destinazioni finali". "Un danno gravissimo all'economia Usa, ai suoi consumatori, ma anche agli esportatori, che certamente vedranno lievitare il costo dei noli già nelle prossime settimane", ha aggiunto.

Coldiretti ha già segnalato che lo sciopero ad oltranza dei lavoratori portuali Usa colpirà anche le esportazioni marittime di cibo Made in Italy negli Stati Uniti. "Questo potrebbe influire sulla spedizione di beni deperibili come i prodotti alimentari, causando ritardi significativi che potrebbero comprometterne la qualità o aumentare i costi di trasporto", ha sottolineato in una nota.




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