Governo al lavoro sulla manovra. Assegno unico, pensioni, aliquote Irpef saranno al centro del primo vertice di maggioranza, in programma oggi alle 10, e del Consiglio dei Ministri previsto alle 13. Il Cdm oltre a ratificare l'indicazione di Raffaele Fitto alla Commissione Ue, farà molto probabilmente un punto sulla manovra dopo il vertice di maggioranza. Diversi i nodi ancora da sciogliere per riuscire a far quadrare i conti con, da un lato, il nuovo patto di stabilità, in vigore dal 2025, che che non permette misure in deficit, dall'altro le richieste crescenti delle forze politiche di maggioranza.
Forza Italia insiste per l'aumento delle pensioni minime oggi ferme e circa 600 euro al mese, la Lega chiede l'introduzione di quota 41 ossia 41 anni di contributi per andare in pensione, indipendentemente dall'età, ma con il ricalcolo contributivo. Sul tema pensioni, oltre alla richiesta della Lega su 'quota 41' con il calcolo contributivo, misura che tecnici del governo stanno valutando ma secondo i quali sarebbe cosiì penalizzante da non risultare appetibile per i lavoratori, l'ipotesi di intervento al momento più accreditata riguarda l'allungamento delle finestre di uscita per chi intende lasciare il lavoro con 42 anni e dieci mesi di contributi. Intervento questo che porterebbe ad un risparmio immediato di spesa. Gli attuali tre mesi potrebbero essere portati a sei o sette. Ambienti ministeriali sostengono che sarebbero allo studio anche meccanismi incentivanti per restare al lavoro più a lungo.
Fratelli d'Italia punta, inoltre, a misure per agevolare il ceto medio come ulteriori interventi sulle aliquote irpef. Ipotesi di intervento che andrebbero a sommarsi alle misure a cui il governo non intende rinunciare e che vanno rifinanziate per il prossimo anno: in primis il taglio del cuneo contributivo (10,7 miliardi) e la rimodulazione delle aliquote Irpef (circa 4 miliardi).
Ma nella lista delle cosiddette politiche invariate che vanno rifinanziate se si decide di mandarle in vigore anche nel 2025, figurano, tra le altre, la card per i beni di prima necessità, la riduzione del canone più Rai, la detassazione dei premi di produttività, il credito di imposta per la Zes unica per il Mezzogiorno, la nuova Sabatini, il programma strade sicure. Vanno poi rifinanziate le missioni internazionali e il rinnovo dei contratti pubblici. Nel complesso, si potrebbe facilmente andare oltre i 25 miliardi.
Sull'assegno unico per i figli a carico il problema è duplice: la procedura di infrazione aperta dall'Europa legata al criterio della residenza, a cui sarà necessario dare una risposta, e il fatto che l'assegno entra nel calcolo dell'Isee con la conseguenza che le famiglie che lo percepiscono rischiano di essere escluse da altre prestazioni. L'ipotesi allo studio sarebbe quella di escludere l'assegno dal conteggio dell'Indicatore per le famiglie numerose. Sulla revisione dell'Isee è attivo un tavolo specifico e la quuestione poptrebbe essere affrontata in quella sede.
Per l'irpef il governo punta a fare un passo ulteriore a sostegno dei redditi medi, riducendo dal 35% al 33% la seconda aliquota che si applica sui redditi da 28mila a 50mila euro. Il costo dell'operazione si aggira attorno a 2,2 miliardi. Al momento sembra improbabile trovare le risorse per estendere lo scaglione a 60mila euro, ipotesi che pure era stata ventilata.