(Teleborsa) - La lotta ai cambiamenti climatici presuppone un'azione collettiva da parte di governi, istituzioni, imprese e privati. Affinché ognuno di noi possa compiere scelte informate è fondamentale una buona comprensione della sfida climatica. Con un punteggio di 6,41/10 gli italiani si collocano al 16esimo posto tra i 27 Stati membri dell'Unione europea, quindi leggermente al di sopra della media dell'UE. La classifica è guidata dalla Finlandia con 7,22/10, seguita dal Lussemburgo (7,19/10) e dalla Svezia (6,96/10). Nel test di conoscenza sui cambiamenti climatici (cause, conseguenze e soluzioni al problema) l'Italia si posiziona subito dietro la Francia e prima della Grecia. Queste le principali evidenze che emergono dalla sesta edizione dell'Indagine della BEI sul clima. Gli oltre 30mila intervistati in 35 paesi – tra cui gli Stati membri dell'UE, il Regno Unito, gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone, l'India e il Canada – hanno risposto a 12 domande e il loro livello di conoscenza è stato valutato su una scala che va da un minimo di 0 a un massimo di 10.
"Il fatto che i giovani italiani siano tra i più informati dell'Unione europea in merito a cause, conseguenze e impatto dei cambiamenti climatici – ha affermato la vicepresidente della BEI Gelsomina Vigliotti – è un dato molto confortante, perché dimostra che l'istruzione è lo strumento più efficace a nostra disposizione per trasformare il mondo in cui viviamo in un posto migliore e più sostenibile. La BEI è la banca del clima dell'UE, e siamo pronti ad affiancare la transizione ecologica del settore privato e pubblico in Italia."
Grado di comprensione delle cause dei cambiamenti climatici
Il primo sottoindice è incentrato sulla definizione e le cause del fenomeno, dove gli italiani si collocano al 12esimo posto con un punteggio di 7,24/10 (media UE 7,21/10). Per quanto riguarda la definizione di "cambiamenti climatici", due terzi degli italiani intervistati (ovvero il 66%, quindi comunque 5 punti percentuali al di sotto della media dell'UE) hanno selezionato la risposta corretta: "Mutamento sul lungo periodo dei regimi climatici mondiali". Il 30% invece ritiene che si tratti semplicemente di un rapido cambiamento meteorologico sul breve periodo, soprattutto d'estate. Oltre tre quarti (79%) degli intervistati sanno inoltre che le principali cause dei cambiamenti climatici sono le attività umane, ad esempio la deforestazione, l'agricoltura, l'industria e i trasporti. Tuttavia,, solo il 12% pensa che la causa siano i fenomeni naturali estremi (ad esempio eruzioni vulcaniche e ondate di calore), mentre il 9% ritiene che il fenomeno sia riconducibile al buco nell'ozono. Alla domanda "Quali sono i tre paesi che emettono più emissioni di CO2?" la maggior parte degli italiani (73%) ha risposto correttamente indicando Stati Uniti, Cina e India.
Consapevolezza in merito alle conseguenze dei cambiamenti climatici
Per quanto riguarda le domande sulle conseguenze dei cambiamenti climatici, il punteggio degli italiani è di 7,86/10 (decima posizione nell'Unione europea), al di sopra della media dell'UE (7,65/10). L'86% degli intervistati sanno che i cambiamenti climatici incidono negativamente sulla salute umana, in quanto possono ad esempio comportare un aumento degli agenti inquinanti nell'aria, come l'ozono sulla terra e i particolati. Inoltre, sempre l'86% ha giustamente affermato che il problema della fame nel mondo si sta aggravando a causa delle minori rese delle colture dovute alle condizioni meteorologiche estreme. Per quanto riguarda il livello del mare, il 69% degli italiani ha correttamente indicato nei cambiamenti climatici una delle cause del relativo innalzamento a livello globale, anche se poi il 12% degli intervistati sostiene che il livello del mare si stia abbassando e il 19% che i cambiamenti climatici non abbiano alcun impatto specifico in tal senso. L'impatto dei cambiamenti climatici sui fenomeni migratori, in particolare in termini di aumento dei trasferimenti forzati a livello mondiale, appare chiaro ai tre quarti (74%) degli intervistati.
Disparità nella conoscenza delle possibili soluzioni per contrastare i cambiamenti climatici
Per quanto riguarda l'ultimo sottoindice, gli italiani hanno raggiunto un punteggio di 4,14/10 che, oltre ad essere inferiore alla media dell'UE pari a 4,25/10, indica una conoscenza più limitata riguardo, le misure in grado di contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Si tratta però di una tendenza generale evidenziata dagli Stati membri dell'UE, che nella maggior parte dei casi hanno raggiunto punteggi modesti. Il punteggio dell'Italia è valso al paese il 17esimo posto nella classifica dei 27 Stati membri dell'UE. Gran parte degli italiani (71%) sa che l'utilizzo di prodotti riciclabili contribuisce alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Il 63% fa inoltre correttamente riferimento al fatto che la scelta di utilizzare i mezzi di trasporto pubblici al posto delle auto private rappresenta un passo nella direzione giusta. Sono invece solo una minoranza (38%, 6 punti percentuali al di sotto della media dell'UE) gli intervistati consapevoli del contributo che può offrire un miglior isolamento degli edifici in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici. Solo il 30% (12 punti al di sotto della media dell'UE) e il 13% (13 punti al di sotto della media dell'UE) degli intervistati sono consapevoli che compare meno vestiti o ridurre la velocità sulle strade sono soluzioni che possono contribuire a mitigare i cambiamenti climatici. Infine, gli italiani non sembrano comprendere appieno la rilevanza dell'impatto sui cambiamenti climatici delle applicazioni digitali, dal momento che solo il 6% è consapevole che guardare meno video online può contribuire alla mitigazione del fenomeno (3 punti al di sotto della media dell'UE ). Inoltre, analogamente a quanto avviene in gran parte dei paesi europei, solo una minoranza di italiani (47%) ha identificato e la definizione corretta di "impronta carbonio individuale", ovvero "ammontare complessivo delle emissioni di gas serra emesse da un singolo individuo annualmente".
Divario generazionale
Il grado di conoscenza in merito ai cambiamenti climatici varia anche in base a diversi aspetti del profilo sociodemografico degli intervistati. Uno di quelli che incidono maggiormente in questo senso è costituito dall'età. All'interno dell'Unione europea, gli italiani tra i 20 e i 29 anni sono secondi solo ai lussemburghesi della medesima generazione per conoscenza dei cambiamenti climatici. Da questo punto di vista, i giovani italiani superano anche i connazionali over 30 per quanto riguarda la conoscenza delle cause e delle conseguenze dei cambiamenti climatici nonché le soluzioni al problema. Il punteggio complessivo è infatti di 6,88/10 per i primi contro 6,33/10 per i secondi. Si tratta di una tendenza contraria a quella rilevata in quasi tutti gli altri Stati membri dell'UE (Germania, Francia e Spagna incluse) in cui la popolazione ultratrentenne appare più informata sull'argomento rispetto alla generazione più giovane. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici e la comprensione della definizione del fenomeno e delle relative cause, il divario generazionale tra gli italiani under 30 e i connazionali appartenenti a fasce di età più elevate è piuttosto evidente, come si evince dal raffronto tra il punteggio dei primi (7,77) e dei secondi (7,17). In relazione al secondo sottoindice riguardante le conseguenze dei cambiamenti climatici il divario è inferiore (8,19 per gli intervistati di età compresa tra i 20 e 29 anni, contro 7,80 per gli over 30). La differenza di punteggio torna a farsi notare in relazione alle possibili azioni da intraprendere per contrastare i cambiamenti climatici, dal momento che gli under 30 hanno raggiunto un punteggio di 4,70 contro il 4,03 delle fasce di popolazione di età più elevata.
Gli interventi della BEI
In qualità di braccio finanziario dell'UE, la BEI sta finanziando progetti chiave in Italia per sostenere la transizione verde del Paese. Tra i progetti rilevanti, spicca il collegamento della Sicilia con la Sardegna e la penisola italiana tramite un doppio cavo sottomarino, che migliorerà la capacità di scambio elettrico e l'affidabilità della rete. Inoltre, la BEI sta finanziando in Sardegna il primo impianto su scala commerciale per la produzione di una batteria basata sulla trasformazione di stato dell'anidride carbonica, promettendo uno stoccaggio energetico superiore alle attuali soluzioni. A questi si aggiungono gli investimenti volti a sostenere la produzione di energia pulita che, nel solo 2023, hanno generato elettricità da fonti rinnovabili sufficienti a soddisfare il fabbisogno annuo di oltre un milione di famiglie italiane. La BEI è anche uno dei maggiori finanziatori del settore idrico mondiale, con l'Italia come principale beneficiario, migliorando copertura, qualità e resilienza dei servizi idrici.
Cambiamenti climatici, BEI: i giovani italiani sono tra i più informati dell'Unione europea
I risultati dell'indagine della BEI sul clima 2023-2024
09 luglio 2024 - 18.15