Il Giornale nacque "da una necessità, da una rabbia e da una sfida. Da allora – si legge in una nota – non ha mai smesso di osservare con uno sguardo personale e controcorrente alle grandi svolte che segnano la storia, quelle che, in presa diretta, appaiono come crocevia e cambi di paradigma". Al centro dell'evento, temi come la geoeconomia e la geopolitica con un mercato globale che assomiglia sempre più a un campo minato, in cui i valori universali dell'Occidente sono minacciati da conflitti economici e militari, dove il confine tra Stati e grandi gruppi privati si fa sempre più sottile. Il ruolo dell'economia e dell'impresa, in un mondo in cui gli scenari economici e finanziari mutano rapidamente. I vantaggi e i rischi dell'intelligenza artificiale, una tecnologia che cresce, apprende, si espande e sviluppa capacità inattese e imponderabili. Il sogno di una crescita che tira in ballo la sostenibilità, le infrastrutture, l'energia, le politiche statali e globali, fino a toccare le scelte quotidiane dei singoli individui.
"La freschezza di un giornale – ha dichiarato Alessandro Sallusti, direttore responsabile de Il Giornale – non è data dalla sua età, ma dalla capacità di leggere il mondo contemporaneo. Oggi abbiamo invitato una serie di persone esperte per immaginare cosa ci aspetta nei prossimi 50 anni. È evidente che il mondo dell'informazione sta subendo una trasformazione e una delle problematiche riguarda la sua attendibilità. L'informazione certificata come quella dei giornali e dei quotidiani resta un'àncora di salvezza. Ci sarà un'accelerazione talmente rapida che al momento è difficile capire come sarà il futuro".
"Il destino dell'Africa è il nostro destino, bisogna capirlo adesso e cambiare paradigma perché i Paesi sviluppati, che in quel continente ci stanno da oltre 100 anni, – ha dichiarato Claudio Descalzi, amministratore delegato di ENI – hanno investito moltissimo ma senza un pensiero strategico. Se vogliamo che l'Africa sia un vero interlocutore, dobbiamo aiutarla e farla crescere. E farla crescere non vuol dire investire in quel continente per portare in Europa le risorse africane. Ma investire per creare valore. Prenderci rischi per loro e con loro. Il Piano Mattei ha questa filosofia: far crescere l'interlocutore. Per creare valore occorre investire nel lungo termine e non nel breve termine".
"Il Piano Industriale 2024-2028 di Terna – ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e direttore generale di Terna – è l'esempio di come contribuiremo alla crescita del Paese: gli investimenti sono i più alti nella storia del Gruppo, 16,5 miliardi di euro in cinque anni. Assistiamo a variazioni strutturali del settore, con il crescente sviluppo delle fonti rinnovabili e la progressiva riduzione della produzione di quelle tradizionali, soprattutto del carbone. Questo scenario richiede investimenti sempre più significativi in strumenti digitali che permetteranno alla rete di essere ancor più connessa, smart e sicura. Per questo, nel nuovo Piano Industriale sono previsti circa 2 miliardi di euro di investimenti in digitalizzazione. L'impegno di Terna è quello di evitare che la transizione energetica in Italia crei fratture e divari sociali, come è stato in passato per il settore delle telecomunicazioni".
"Oggi il ritorno sull'investimento – ha detto Pietro Labriola, amministratore delegato di TIM – è inferiore rispetto al costo del capitale. Il risultato è che si smette di investire in infrastrutture e il processo di digitalizzazione fallisce. Si pone, pertanto, un tema di normativa a livello europeo. Il mercato delle telecomunicazioni prima era a compartimenti stagni. Oggi non c'è più questa suddivisione. È necessario definire un sistema di regole per garantire l'efficienza del mercato".
"In Occidente – ha osservato Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri – è rimasta una grandissima complessità, in tal senso stiamo lavorando per capire come essere sempre distintivi. La regolamentazione green è certamente un'opportunità che va colta. Il modello per competere con l'Oriente è essere fornitori di una nave che sa fare più cose e fa risparmiare il costo dell'asset. La capacità e il genio ingegneristico italiano restano un valore in grado di fare la differenza con i nostri competitor".
"La Borsa deve essere un ponte tra aziende e investitori. La vera sfida è culturale. L'Italia – ha dichiarato Claudia Parzani, presidente di Borsa Italiana – si merita una Borsa più grande a sostegno del Sistema Paese, pensiamo al settore del food&beverage e del luxury in cui siamo leader. C'è un tema di regole, abbiamo processi e procedure che sono stati più lunghi di altri Paesi. Si va nella direzione di una maggiore semplificazione, ed è un aspetto significativo. Al contempo, occorrono investitori istituzionali con un ruolo maggiore al fine di indirizzare più finanziamenti nel medio e lungo periodo a sostegno del nostro tessuto industriale".
Tra gli altri, sono intervenuti: Mike Pompeo, ex segretario di Stato USA; Giampiero Massolo, presidente Mundys; Marco Hannappel, amministratore delegato di Philip Morris Italia; Cristina Scocchia, amministratore delegato di Illycaffè; Carlo Cimbri, presidente Gruppo Unipol; Tommaso Sabato, presidente di Acea Infrastructure; Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia; Marco Mari, esperto Sviluppo Sostenibile; Lucia Leonessi, direttore generale di Confindustria Cisambiente; Vittorio Feltri, direttore de il Giornale 1994-1997 e 2009-2010; Maurizio Belpietro, direttore de Il Giornale 2000-2007; Mario Giordano, direttore de Il Giornale 2007-2009; Augusto Minzolini, direttore de Il Giornale 2021-2023; Nicola Porro, vicedirettore de Il Giornale; Michele Brambilla, scrittore ed editorialista de Il Giornale; Domizia Carafoli, giornalista; Massimiliano Scafi, quirinalista de Il Giornale; Osvaldo De Paolini, vicedirettore de Il Giornale; Bruno Vespa, giornalista; Hoara Borselli, giornalista de Il Giornale; Vittorio Macioce, giornalista de Il Giornale.