(Teleborsa) - Il PCE (Personal consumption expenditure) statunitense, indicatore chiave dell’inflazione per le decisioni Federal Reserve, è aumentato dello 0,2% ad aprile, in linea con le stime di consensus. Anno su anno l’incremento dell’indice è del 2,8%.

Secondo gli addetti ai lavori, è più probabile che la Fed metta in atto il tanto atteso taglio dei tassi, a settembre, dopo che il rapporto del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha mostrato che l'inflazione ha fatto qualche progresso verso l'obiettivo del 2% della banca centrale americana, il mese scorso, e la spesa si è attenuata.

Dopo i dati, nelle sale operative scontano una probabilità del 53% circa di un taglio dei tassi, a settembre, rispetto al 49% circa rilevato prima del rapporto.

"I dati PCE confermano che gli aumenti dei prezzi non sono poi così persistenti come temuto, mantenendo le ipotesi di almeno un taglio dei tassi", ha affermato David Russell, responsabile globale della strategia di mercato presso TradeStation.

I dati sull'inflazione mostrano ancora che le pressioni sui prezzi rimangono al di sopra dell'obiettivo del 2% della Fed, con l'aumento anno su anno dell'indice PCE pari al 2,7% ad aprile, lo stesso tasso di marzo.

Ora agli investitori resta dubbi su quante volte la Fed, deciderà di tagliare i tassi, nel 2024, con i futures sui tassi che riflettono una probabilità del 45% circa di un secondo taglio dei tassi, entro la fine dell’anno, rispetto al 42% circa rilevato prima del report PCE.