"Noi dobbiamo re-immaginare l'intera filiera tenendo conto, da un lato, dell'aumento della produttività, cioé della capacità di rispondere alle esigenze delle famiglie con prodotti e servizi meno costosi e più capaci di venire incontro ad un ceto medio, e d'altro lato, di riuscire a raggiungere ulteriori incentivi, che magari non saranno del 110%, ma saranno comunque degli incentivi significativi, in modo da colmare la differenza che ancora si pone".
"Se consideriamo la prospettiva del 2050 e l'enorme mole di lavoro - parliamo di milioni di unità immobiliari che dovranno essere oggetto di trasformazione - noi dobbiamo porci anche la prospettiva 'virtuosa' di economie di scala, di economie di apprendimento che ci permetteranno di vedere sempre più questo come un mercato che si auto-organizza e sempre meno come un'area assistita dallo Stato".
"L'obiettivo potrebbe essere proprio quello, da un punto di vista delle politiche economiche, di immaginare una piena autosufficienza del comparto del deep-retrofit, cioè della trasformazione profonda, rispetto al sostegno pubblico, proprio in virtù di un progressivo allineamento dell'offerta, sia in termini di servizi, che di produzione, rispetto all'esigenza di una domanda che, come si è visto anche questa mattina nelle prime interlocuzioni qui a REbuild, è estremamente attenta ai temi ambientali, sotto il profilo dell'efficacia e dell'efficienza dei nuovi edifici rispetto a questi obiettivi che consideriamo prioritari da un punto di vista collettivo".