(Teleborsa) - Il presidente della Banca nazionale svizzera, Thomas Jordan, ha deciso di dimettersi a fine settembre 2024, dopo 12 anni nel ruolo e tre anni prima della fine dell'attuale mandato. Lo si legge in una nota, dove il Consiglio di banca e la Direzione generale dicono di prendere atto "con grande rammarico di questa decisione".
Jordan, classe 1963, è entrato al servizio della Banca nazionale nel 1997. Inizialmente, come responsabile dell'unità organizzativa Ricerca ha svolto un ruolo decisivo nell'elaborazione della nuova strategia di politica monetaria introdotta a fine 1999. Nel 2004 è passato al 3º dipartimento come membro supplente della Direzione generale, per poi diventare membro della stessa nel maggio 2007. Il periodo che lo ha visto a capo del 3º dipartimento è stato caratterizzato dalla grave crisi finanziaria, durante la quale si è occupato tra l'altro del fondo di stabilizzazione StabFund, istituito per l'acquisizione delle attività illiquide di UBS. A inizio 2010, in qualità di vicepresidente della Direzione generale, ha assunto la conduzione del 2º dipartimento. Oltre a curare l'introduzione di un modello macroprudenziale con il cuscinetto anticiclico di capitale, ha seguito da vicino lo sviluppo della 9ª serie di banconote.
Nel gennaio 2012 Jordan è salito alla guida della Banca nazionale, dapprima in via temporanea e successivamente, dall'aprile dello stesso anno, in veste di presidente della Direzione generale e capo del 1º dipartimento. Gli anni trascorsi ai vertici della Banca nazionale sono stati segnati da un numero insolitamente elevato di sfide, le quali hanno richiesto misure di politica monetaria di vasta portata per garantire la stabilità dei prezzi e tutelare quella finanziaria in varie situazioni economiche.
Con l'abolizione del cambio minimo tra franco svizzero ed euro a inizio 2015, la Banca nazionale ha potuto mantenere il controllo sulla propria politica monetaria, assicurandone l'efficacia. Durante il pesante crollo dell'economia mondiale provocato dalla pandemia nel 2020, è riuscita a preservare la stabilità dei prezzi ricorrendo ad ampie misure quali ad esempio lo schema di rifinanziamento BNS-COVID-19. All'aumento globale dell'inflazione seguito alla pandemia e allo scoppio della guerra in Ucraina, la Banca nazionale ha risposto in modo deciso, consentendo un rapido ripristino della stabilità dei prezzi. In Svizzera, la fase inflattiva è risultata molto più breve e meno pronunciata che all'estero.
Nella primavera del 2023, quando la crisi di Credit Suisse rischiava di mettere in grave pericolo la stabilità finanziaria della Svizzera, la Banca nazionale ha predisposto un sostegno di liquidità di proporzioni storiche che ha infine consentito l'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, contribuendo così in maniera determinante a prevenire una crisi finanziaria con importanti conseguenze economiche.
"Superate le svariate sfide degli ultimi anni, è giunto ora il momento giusto per dimettermi - ha commentato Jordan - È stato un immenso privilegio poter servire la Banca nazionale e l'interesse generale del paese. Ringrazio il Consiglio di banca, la Direzione generale nonché il personale per l'ottima collaborazione e lo spirito di collegialità. Al Consiglio federale, al Parlamento e alla popolazione rivolgo un sentito ringraziamento per la grande fiducia riposta nella Banca nazionale e per averne preservato il mandato e l'indipendenza".
(Foto: Marco Pregnolato su Unsplash)