(Teleborsa) - Soddisfazione per lo sviluppo del business, con un fatturato 2023 stabile nonostante il rallentamento dei consumi e un EBITDA nella parte alta della guidance, e frustrazione per l'andamento in Borsa, con il titolo più che dimezzato dai valori raggiunti due anni fa, prima che l'acquisizione di Barbanera facesse fare un ennesimo salto dimensionale al gruppo. È quanto prova Alessandro Mutinelli, presidente e AD di Italian Wine Brands (IWB), osservando quanto sta accadendo al gruppo vinicolo quotato su Euronext Growth Milan.
"Il 2023 è stato un anno in chiaroscuro, nel senso che siamo riusciti a recuperare in maniera buona le marginalità che avevano perso nel 2022 per l'aumento di tutti i fattori produttivi - racconta l'AD a Teleborsa - E va considerato che il mercato del vino a livello mondiale ha avuto una contrazione, mentre noi siamo riusciti a mantenere il fatturato praticamente inalterato e a migliorare la marginalità, quindi sicuramente per noi è stato un anno molto positivo".
IWB ha registrato ricavi totali pari a 429,1 milioni di euro l'anno scorso (rispetto a 430,3 milioni pro-forma al 31/12/2022), con un EBITDA che dovrebbe atterrare nella parte più alta della guidance (40-44 milioni di euro). I dati completi saranno approvati dal CdA del 18 marzo.
"Una cosa che ci fa piacere, e immagino anche ai nostri ai nostri azionisti, è la generazione di cassa, visto che storicamente e strutturalmente abbiamo un 55% di generazione di cassa sull'EBITDA, ma questa cosa non è assolutamente riflessa nelle quotazioni, considerando il forte sconto in Borsa, dove siamo intorno a 6 volte l'EBITDA, pur essendo l'operatore privato principale del mondo del vino italiano", dice Mutinelli.
Ricordando che IWB è una public company, avendo un flottante di circa il 70%, l'AD sostiene che "c'è stata pian piano un'emorragia di investitori, che sono andati da qualche altra parte, mentre gli investitori storici, che sono nel capitale dall'inizio, non se la sentono di comprare in questo momento, anche visti i bassi volumi, mantenendo una posizione di attesa". L'imprenditore lega parte della discesa del titolo alle vendite che hanno interessato la maggioranza delle società a piccola e media capitalizzazione, e parla anche di una "disaffezione nei confronti del titolo". A questo la società sta rispondendo con attività di engagement nei confronti degli investitori e con l'acquisto di azioni proprie, anche se i pochi scambi sul mercato non aiutano.
Mutinelli si augura che l'interesse sul titolo ritornerà, ma intanto si dice concentrato sul business: "Il nostro lavoro è quello di portare risultati consistenti, di gestire l'azienda in maniera efficiente, di stare al passo con i tempi, di capire dove va la domanda del consumatore e di conseguenza offrirgli prodotti in linea con i suoi desideri. E in questo abbiamo sempre raggiunto risultati importanti. L'interesse degli investitori arriverà".
L'AD ricorda che "nel 2021 eravamo arrivati a più di 400 milioni di euro di market cap e la società era molto più piccola e meno performante di oggi. L'azienda è quindi cresciuta in due anni con acquisizioni strategiche, però la quotazione si è dimezzata". Inoltre, racconta di essere stato approcciato "tante volte" dal private equity, facendo notare che deal privati fuori dalla Borsa su aziende decisamente più piccole di IWB sono stati fatti a multipli di 10-11 volte l'EBITDA, quasi due volte i multipli con cui il gruppo scambia oggi a Piazza Affari.
Dopo l'integrazione di Barbanera, andata "molto bene", IWB potrebbe essere pronta a nuovo M&A. "Per un anno siamo stati fermi, avendo investito 220 milioni di euro in acquisizioni dal 2021 e dovendo integrare varie realtà. Nel 2023 abbiamo "digerito" tutto quello che avevamo acquisito per estrarre le sinergie e ridurre la posizione finanziaria, quindi il 2024 potrebbe essere l'anno in cui guardare ad altre acquisizioni". In merito ai potenziali target, afferma: "Il nostro mantra in questo momento è dire: meno volumi e più valore, perché a livello globale pensiamo che ci sarà una riduzione dei consumi a volume, ma non a valore. Quindi vogliamo sviluppare e proporre brand che si posizionino in una fascia superiore rispetto ai prodotti entry-level, dove invece ci sarà sempre più competizione di sopravvivenza".
Ulteriore crescita potrebbe arrivare dalla diversificazione geografica. "Oggi IWB vende vino in circa 80 paesi - Mutinelli - E mentre i principali importatori di vino italiano - Stati Uniti, Germania, UK e Svizzera - hanno avuto una leggera contrazione lo scorso anno, abbiamo invece visto un forte incremento in paesi che ancora facciamo rientrare sotto la voce "Altri". Questi paesi - circa 40 stati dall'Asia all'Est Europa, dall'Africa al Medio Oriente e al Sudamerica - per noi valgono circa 25 milioni di euro di fatturato, su 430 milioni di euro complessivi, ma crescono a tassi del 30%".
IWB guarda a nuovo M&A. Mutinelli: sconto eccessivo in Borsa, non rispecchia risultati
21 febbraio 2024 - 12.30