(Teleborsa) - Ci sarà anche lo schema di disegno di legge costituzionale sull'elezione diretta del Presidente del Consiglio tra le misure che il Consiglio dovrà varare domani. La conferma arriva dalla convocazione della riunione dei ministri. Tra le principali novità previste per la riforma sul premierato c'è anche possibilità di cambiare il presidente eletto, a patto che il nuovo premier sia un parlamentare eletto nelle fila della coalizione che ha vinto le elezioni e ne porti avanti il programma. Il cambio di guida però sarà possibile solo una volta nel corso della legislatura.

Una soluzione, quella di un solo cambio a Palazzo Chigi nei cinque anni di legislatura, individuata per evitare che i partiti della maggioranza possano avviare una serie continua di manovre per sostituire il premier. L’intento della riforma – ha invece spiegato Palazzo Chigi – non è tanto rafforzare i poteri del premier, che infatti restano formalmente invariati, quanto proprio garantire la stabilità dei governi ed evitare i continui cambi di premier a cui abbiamo assistito negli ultimi lustri.

Tale soluzione però non sarebbe priva di rischi. Il capo dell’esecutivo stabile potrebbe infatti diventare il sostituto e non quello eletto direttamente: in questo caso solo il secondo premier avrebbe di fatto quel pieno potere di scioglimento delle Camere che il testo non attribuisce al premier eletto, innescando una corsa non alla presidenza ma alla "vicepresidenza".

Verrebbe ammorbidito anche il meccanismo della cosiddetta “fiducia costruttiva”: la norma infatti permetteva di sostituire il premier eletto in caso di cessazione dalla carica solo se votato dalla stessa identica maggioranza iniziale. Perplessità su tale soluzione sarebbero arrivate anche dal Quirinale. I dubbi riguardavano infatti la possibilità che il vincolo della maggioranza iniziale fornisse ad ogni partito della maggioranza il potere di scioglimento delle Camere o comunque un forte potere di ricatto nei confronti del premier eletto.

Per tale ragione si è deciso di virare sulla formula che permette al premier eletto di proseguire nella sua attività di governo anche se dovesse venire meno l’appoggio di un partito della maggioranza: in questo caso avrebbe infatti la possibilità di tornare di fronte alle Camere per allargare la maggioranza iniziale con il vincolo, però, di portare avanti il programma di governo con cui sono vinte le elezioni. Dal punto di vista del legislatore, infatti, il vincolo del programma invece del vincolo della stessa maggioranza dà maggiore flessibilità al sistema ed evita al premier di governare sotto ricatto dei partner minori ma è comunque un vincolo politico di rilievo.