(Teleborsa) - Oltre ad essere un’esperienza straordinaria, crescere un figlio cambia l’approccio alla vita e alla comunità. Ma c'è un altro aspetto tutt'altro che secondario: può anche essere molto costoso se non adeguatamente supportato. Per questo, l'impatto finanziario dei costi legati all’accudimento e accrescimento dei figli è uno dei motivi più significativi per cui alcuni adulti scelgono di ritardare o addirittura rinunciare ad avere figli.
La denatalità però rischia di avere un impatto particolarmente drammatico per il nostro Paese sia sul versante economico sia su quello sociale. Secondo l’Istat, negli ultimi 9 anni si sono persi 1.561.000 abitanti (pari a tutti i residenti in una Regione come la Sardegna). Erano 60 milioni e 346 mila i residenti il 1° gennaio 2014 mentre risultano 58 milioni 781 mila il 31 luglio 2023.
Come fotografato di recente dall’Istat nel rapporto sulla “Natalità e fecondità della popolazione residente”, nel 2022 le nascite sono scese a 393mila, registrando una riduzione dell'1,7% sull'anno precedente. Tale calo prosegue ininterrottamente da 15 anni. Rispetto al 2008, oggi si rilevano oltre 183mila nascite in meno (-31,8%). La situazione appare particolarmente critica anche nel 2023: secondo i primi dati provvisori a gennaio-giugno le nascite sono circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022, con una fecondità pari a 1,22 figli per donna.
Numeri che danno la cifra della centralità dell'argomento. Per questo, importanza degli investimenti a sostegno della famiglia e misure prioritarie in vista della Legge di Bilancio per incentivare la natalità e contrastare il fenomeno del cosiddetto inverno demografico sono state le tematiche principali al centro del convegno: “Dal costo del figlio al valore sociale ed economico della natalità”, organizzato dal Forum delle Associazioni Familiari alla Camera dei Deputati.
I dati Istat rielaborati dall’Università di Verona basati sui Consumi delle Famiglie Italiane indicano che il costo di mantenimento di un figlio, che si riferisce alle spese per beni necessari quali gli alimenti, la casa e i vestiti, di età compresa tra 0 e 5 anni è di circa 530 euro al mese, pari a circa la metà del costo della vita di un adulto. Per un figlio di età dai 6 ai 18 anni, il costo è di circa 390 euro, pari al 40% del costo di un adulto.
Il costo del semplice mantenimento di un figlio rappresenta una stima conservativa rispetto al cosiddetto costo di accrescimento di un figlio che, invece, incorpora le spese per beni non strettamente necessari e per la cura dei figli e della casa, quali l’istruzione, lo sport, le attività culturali e ricreative, le vacanze, l’assistenza dei figli, etc. Nel caso di coppie con figli in cui entrambi i genitori lavorano, i servizi di cura devono necessariamente essere acquisiti sul mercato a costi molto alti. Il costo di accrescimento è stato stimato in un costo medio di 1.100 euro mensili che aumenta a 1.600 euro quando si tiene conto anche del “lavoro non pagato” impiegato nella cura dei figli e della casa. Se si cumulano i costi dei figli nel tempo sino al raggiungimento della maggiore età, si ottiene un costo medio di circa 125.000 euro quando si considera il solo costo di mantenimento, e di circa 258.000 euro, invece, se si considera il costo di accrescimento al netto del valore del tempo impiegato in attività di produzione domestica, ovvero il lavoro impiegato per la cura dei figli e della casa. Se si includesse anche il valore del tempo di cura di figli e casa, si arriverebbe in media attorno a valori di molto superiori ai 300.000 euro.
Per tentare di arrestare il fenomeno dell’‘inverno demografico’, che sta investendo il nostro Paese, assumono un’importanza centrale le politiche a sostegno della natalità. In tale prospettiva si collocano misure come l’Assegno Unico, l’incremento dei servizi per la prima infanzia, le politiche per il lavoro femminile e giovanile e per la conciliazione tra vita e lavoro, le risorse per finanziare il potenziamento dei servizi territoriali per la prima infanzia ed il caregiving, oltre che il sostegno alle spese di cura e di crescita dei figli.
"Il Governo intende rimettere al centro la natalità e le pari opportunità. In tal senso, abbiamo aumentato l'Assegno Unico per le famiglie numerose, sebbene sia una misura sotto procedura di infrazione da parte dell'Ue. La scelta che abbiamo fatto in questa Manovra è stata quella di investire su genitorialità, maternità e famiglia. In questa direzione vanno misure come la decontribuzione per le donne dal secondo figlio e con l'asilo nido gratuito per le famiglie dopo il primo figlio. L'obiettivo è quello di tornare a dare valore sociale alla maternità", sottolinea Eugenia Roccella, Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità.
“Bisogna soffermarsi sul problema del declino della natalità che peserà sul futuro della società italiana. La famiglia è stata lasciata sola per troppo tempo, quando invece i figli sono un investimento per tutta la comunità. Nonostante l'attuale congiuntura economica, la famiglia ha ottenuto più risorse del previsto. In questa scelta ho visto una salutare inversione di tendenza. Ci vuole un'attenzione importante da parte di tutti”, dichiara Michela Vittoria Brambilla, Presidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza.
Per Giorgio Mulè, Vicepresidente della Camera dei Deputati: “Bisogna continuare la strada già avviata con questa Manovra e in parte con quella dell’anno scorso riducendo l'impatto del caro vita sulle famiglie. Occorre invertire ciò che i dati ISTAT hanno certificato, ovvero il fenomeno del cosiddetto inverno demografico e uscire dalla logica per cui il figlio sia un costo. Al contrario è un percorso non solo di amore ma anche di incremento sociale”.
Secondo Simona Malpezzi, Vicepresidente Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza: "Occorre mettere in campo misure e strumenti che possono aiutare i nostri figli a valorizzare capacità e talenti. Bisogna aiutare le famiglie ad accompagnare la crescita del figlio, basti pensare al costo dei libri di testo. Il fondo attuale non è sufficiente e va incrementato, favorendo, al contempo, il trasporto pubblico gratuito. È necessario, pertanto, incentivare le agevolazioni per i mutui e rafforzare le retribuzioni, per garantire un sostegno effettivo alle famiglie".
“La politica deve insistere sulle misure a sostegno della famiglia facendo i conti con le risorse che abbiamo. Se non invertiamo la rotta investendo sulla natalità la previdenza non regge. Ringrazio il Forum delle Associazioni Familiari per il riconoscimento ideologico della famiglia naturale. Le politiche devono concentrare gli sforzi per il contrasto al fenomeno dell’inverno demografico”, ha spiegato Andrea De Bertoldi, Commissione Finanze della Camera dei Deputati.
“È necessario passare dalla cultura del figlio come costo individuale a carico delle famiglie, alla pratica del figlio come bene ed investimento per la società. Mettere al mondo un figlio, educarlo e aiutarlo a diventare un buon cittadino è una esperienza umana straordinaria. Questo lungo ed intenso percorso ha costi economici elevati che meritano di essere supportati", ha osservato Adriano Bordignon, Presidente Forum delle Associazioni Familiari. "Per ridare dignità al prezioso lavoro dei genitori e provare a rilanciare la natalità è necessaria una riforma fiscale che tenga conto della composizione del nucleo familiare e dei costi di accrescimento dei figli, cui affiancare un assegno unico molto più generoso e servizi per la prima infanzia più estesi. Le misure in legge di Bilancio sono di per sé positive ma insufficienti ad invertire il trend demografico e dare vero sollievo al compito dei genitori."
“Quello della denatalità è un tema delicato. Stiamo andando avanti in una situazione complicata che rappresenta un problema e lo sarà da tanti punti di vista. Bisogna intervenire in fretta con misure a sostegno di chi vuole fare figli, in particolare, sul costo, sulla compatibilità rispetto al lavoro, sulla cura e sul tempo, che in una società come la nostra diventa un elemento importante", ha sottolineato Gian Carlo Blangiardo, Docente presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, già Presidente Istat
Per Federico Perali, Docente presso l’Università di Verona: “Il costo di accrescimento del figlio può fortemente condizionare le scelte di natalità soprattutto se confrontato con la capacità reddituale di una famiglia giovane. È importante, quindi, cercare di ridurre il costo nel breve periodo con politiche più efficaci, che meglio conciliano i tempi del lavoro con quelli della famiglia. Al contempo, è cruciale una drastica riduzione della disoccupazione giovanile e intervenire in modo sistemico sulla competitività dell’economia per riconoscere ai giovani retribuzioni più vicine al valore della loro reale produttività”.
Inverno demografico: come arginare il calo delle nascite? Il convegno del Forum delle Associazioni Familiari
"Dal costo del figlio al valore sociale ed economico della natalità” alla Camera dei Deputati
31 ottobre 2023 - 20.15