(Teleborsa) - Il petrolio è volato di recente in prossimità dei 100 dollari al barile, il livello più alto dal 2022, incorporando una serie di tensioni geopolitiche e di offerta legate alla politica di razionamento messa a punto dall'Opec Plus. Capire dove andrà il prezzo del petrolio è cruciale per i riflessi che i prodotti energetici hanno sull'inflazione e, dunque, sulla politica monetaria della BCE. Ci attende un inverno difficile? O il 2024 porterà qualche buona notizia?
Opec Plus deciso a mantenere razionamento
L'Opec Plus, la formazione allargata del cartello che comprende anche la Russia, ha messo a punto da fine 2022 una politica di razionamento dell'offerta, con l'obiettivo di sostenere il prezzo del petrolio. al momento appare improbabile che il cartello allargato modifichi la sua attuale politica di produzione, poiché l’Arabia Saudita e la Russia hanno confermato che manterranno i tagli volontari all’offerta.
Oggi si è riunito un comitato dei ministri OPEC Plus, che anticipa il vertice di novembre, che ha reiterato la politica di approvvigionamento, dopo che l'Arabia ha confermato venerdì scorso un taglio volontario di 1 milione di barili e la Russia di 300mila barili fino alla fine di dicembre.
Il ministro dell'energia saudita, principe Abdulaziz bin Salman, ha ribadito di recente che tagli sono necessari per stabilizzare il mercato e non ha voluto confermare che c'è anche una interrelazione con il prezzo.
Analisti divisi: chi scommette su un ribasso e chi lo vede a 150 dollari
Gli analisti al momento sono molto divisi su come si muoverà il petrolio nei prossimi mesi. Gli analisti di Citigroup ad esempio vedono un petrolio a 100 dollari "per un breve periodo", a causa dei tagli alla produzione e delle tensioni geopolitiche, ma scommettono che il prezzi tornerà a scendere entro la fine dell’anno.
"L'appetito saudita di sottrarre il petrolio dal mercato, unito al fatto che la Russia mantiene una serie di vincoli alle esportazioni, indica prezzi più alti nel breve termine, a parità di altre condizioni, ma i prezzi di 90 dollari sembrano insostenibili data una crescita dell'offerta più rapida rispetto alla crescita della domanda", spiega il team di Citigroup, che preannuncia un ribasso dei prezzi l'anno prossimo.
La pensano diversamente gli analisti di JP Morgan, che attendono un superciclo del petrolio che porterà il prezzo a 150 dollari entro il 2026. Fra i fattori catalizzatori vi sarebbero uno shock di capacità, un superciclo energetico e, naturalmente, gli sforzi per la decarbonizzazione. JPMorgan vede ora uno squilibrio tra domanda e offerta globale di 1,1 milioni di barili al giorno nel 2025, che salirà sino ad un deficit di 7,1 milioni di barili al giorno nel 2030.
Gli effetti sull'inflazione e sulle decisioni della BCE
Quale impatto avranno i movimenti del petrolio sull'economia e sull'inflazione? In un contesto generalmente deflattivo. Gli esperti di Generali Investment ipotizzano che le quotazioni del petrolio torneranno ad impattare moderatamente i prezzi a partire da dicembre. ma con un 'economia che attraversa un periodo di debolezza, gli esperti ritengono che la pressione ciclica sui prezzi rimarrà contenuta.
Inoltre, le strozzature nei prodotti intermedi, che hanno favorito l’impennata dei prezzi durante la pandemia, si sono esaurite e l’eccesso di domanda di servizi post-Covid ha in gran parte fatto il suo corso.
Per questo Generali Investment ritiene che il recente aumento del prezzo del petrolio induca solo piccole oscillazioni nei dati sull’inflazione. In questo quadro l’allentamento delle misure governative per contenere l’inflazione avrà un ruolo prioritario. Ma alla fine gli espertin ritengono che l’inflazione scenderà verso il 3% entro la fine dell’anno, rendendo non necessario un ulteriore rialzo del tasso di riferimento della BCE.
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