Il quadro tracciato nella Nota di aggiornamento del Def approvata questa sera dal Cdm – che delinea lo scenario a legislazione vigente senza definire gli obiettivi programmatici di finanza pubblica per il triennio 2024-2026 – rivede lo scenario di previsione fissato ad aprile. La manovra 2024 del governo Meloni parte da un tesoretto di circa 14 miliardi: una dote di 13-14 milardi dal deficit cui si aggiungeranno 2 miliardi dalla spending review, oltre ad altre entrate ancora da definire. La Nadef certifica una crescita dell'economia più debole del previsto, ma manda rassicurazioni ai mercati e agli investitori, confermando un trend di riduzione del debito. Una gestione dei conti, assicura Palazzo Chigi, "all'insegna della serietà e del buonsenso". Nella Nota si fissa un PIL programmatico dell'1,2% nel 2024 ed un deficit del 4,3% a fronte di un disavanzo tendenziale del 3,6% che apre, appunto, uno spazio di manovra di 0,7 punti di PIL. Rivisti rispetto al Def di aprile anche i dati di finanza pubblica per il 2023. Il PIL oggi è stimato in crescita dello 0,8%, meno rispetto all'1% previsto nel Def, il rapporto deficit/PIL sale invece al 5,3% rispetto al 4,5%.
"Riteniamo di aver fatto le cose giuste con grande responsabilità – ha sottolineato il ministro dell'economia, Giancarlo Giorgetti al termine del Cdm –. Qualcuno può osservare che non rispettiamo il famoso 3% sul deficit ma la situazione complessiva non induce a fare politiche procicliche e quindi l'asticella è stata posta ad un livello di assoluta ragionevolezza. Lo spazio aperto dal deficit 2024 dovrebbe permetterci di confermare gli interventi indispensabili per i redditi medio bassi e in particolare il taglio del cuneo fiscale e contributivo, misure per la natalità oltre a stanziamenti significativi per il rinnovo del contratto pubblico impiego a cominciare dalla sanità".
A compromettere il quadro delle disponibilità per la manovra e la discesa del debito – ha sottolineato Giorgetti – è l'effetto dei bonus edilizi sui conti pubblici che "comportano un sostanziale incremento del fabbisogno pubblico nel corso dell'intera legislatura, riducendo gli spazi di manovra per finanziare interventi a favore dell'economia reale e delle famiglie. Il motivo per cui il debito non diminuisce come auspicato è perché il conto da pagare dei bonus edilizi, ed in particolare del superbonus, sarà di 80 miliardi, ahimè in aumento, da pagare in quattro comode rate ogni anno. In assenza di questo effetto il debito sarebbe calato di un punto ogni anno".
Nella Nadef il rapporto debito/PIL è previsto infatti in riduzione dai soli due punti in quattro anni, dal 141,7 del 2022 al al 139,6% del 2026. Confermata la volontà di procedere a operazioni di privatizzazione pari all'1% del PIL all'anno. "Se e quando lo decido io" ha sottolineato Giorgetti precisando che comunque su Mps "non abbiamo necessità di fare cassa subito. Quindi le valutazioni che faranno il ministero ed il ministro saranno fatte nell'interesse della Banca e dei suoi azionisti" e in modo da "evitare speculazioni che invece vedo in questi giorni".
Giorgetti ha assicurato che la pressione fiscale calerà ed è stato molto deciso sul fronte dell'obiettivo di arrivare a 2 miliardi di risparmi con la spending review.
Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2023 – La NADEF predisposta dal Governo – fa sapere Palazzo Chigi in una nota – tiene in considerazione la complessa situazione economica internazionale, l'impatto della politica monetaria restrittiva, con l'aumento dei tassi d'interesse, e le conseguenze della guerra in Ucraina. Il quadro di finanza pubblica riflette un'impostazione prudente, con una revisione delle stime di crescita per il 2023-2024 a causa del rallentamento dell'economia in corso. Tale rallentamento e l'andamento dell'inflazione richiedono tuttavia una politica di sostegno ai redditi reali delle famiglie, in particolare quelle con redditi più bassi. Anche grazie alla conferma del taglio del cuneo fiscale sul lavoro, la pressione fiscale per il 2024 è prevista in riduzione. Resta in ogni caso confermato l'obiettivo di ridurre la pressione fiscale in maniera più decisa nel corso della legislatura. Gli interventi previsti dal disegno di legge di bilancio che il Governo intende presentare riflettono tale impostazione: conferma del taglio al cuneo fiscale sul lavoro anche nel 2024; prima fase della riforma fiscale; sostegno alle famiglie e alla genitorialità; prosecuzione dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego, anche con particolare riferimento alla sanità; conferma degli investimenti pubblici, con priorità a quelli del PNRR; rifinanziamento delle politiche invariate. Sebbene l'indebitamento netto in rapporto al PIL venga rivisto al rialzo in particolare nel 2024, l'aggiustamento strutturale prefigurato e l'andamento dell'aggregato di spesa di riferimento sono in linea con la Raccomandazione del Consiglio europeo e con quello che si ritiene sarà il futuro assetto delle regole di bilancio dell'Unione Europea. Inoltre, incisive saranno le misure adottate per il contenimento della spesa pubblica. Per quanto riguarda il profilo del debito, si osserva che in particolare i bonus edilizi comportano un sostanziale incremento del fabbisogno pubblico nel corso della legislatura. Ciononostante, la programmazione dei saldi di bilancio e gli sforzi di valorizzazione e successiva parziale privatizzazione di alcuni asset pubblici consentiranno di conseguire un profilo moderatamente discendente del rapporto debito/PIL lungo l'arco temporale della NADEF. Successivamente, il saldo di finanza pubblica conseguito a fine periodo e il venire meno degli effetti negativi sul saldo di cassa dovuti al Superbonus consentiranno di ottenere una discesa molto più rapida del rapporto debito/PIL, con l'obiettivo di tornare ai livelli pre-crisi entro la fine del decennio. Il saldo di bilancio sconta l'incremento dello stock di debito pubblico conseguente agli interventi di scostamento adottati nel periodo pandemico.
La crescita del PIL è stimata allo 0,8 per cento nel 2023, all'1,2 per cento nel 2024 e, rispettivamente, all'1,4 per cento e all'1 per cento nel 2025 e nel 2026. Riguardo agli obiettivi di indebitamento netto in rapporto al PIL, il documento indica un deficit tendenziale a legislazione vigente del 5,2 per cento nel 2023, del 3,6 per cento nel 2024, del 3,4 nel 2025 e del 3,1 per cento nel 2026. Nello scenario programmatico il deficit è del 5,3 per cento nel 2023 e del 4,3 per cento nel 2024. Riguardo alle proiezioni per il 2025 e il 2026 il documento prevede rispettivamente il 3,6 per cento e il 2,9 per cento. Il rapporto debito pubblico/PIL per il 2024 è previsto al 140,1 per cento. Il tasso di disoccupazione è previsto in riduzione al 7,3 per cento nel 2024 (dal 7,6 per cento previsto per il 2023).