(Teleborsa) - In Europa, i livelli di riempimento degli stoccaggi di gas hanno raggiunto un nuovo massimo stagionale: al 2 settembre i depositi erano pieni al 93,1%, un nuovo record, vs. una media a 5 anni dell'81,4% e un minimo di 68,1% nel 2021. Pertanto, i depositi europei potrebbero raggiungere la piena capacità entro la fine di settembre. Sono alcune delle indicazioni contenuto nel Focus Gas&Power pubblicato da Intesa Sanpaolo.

Secondo il rapporto la domanda europea di gas è destinata a rimanere limitata: la domanda totale di gas è di circa il 15% inferiore rispetto alla media, anche considerando l'impatto del clima, e potrebbe rimanere del 10% inferiore alla media almeno fino a metà 2024 a causa dei processi di ottimizzazione e risparmio energetico, dell'indebolimento della produzione industriale e dei rischi di recessione.

Pertanto, data la domanda anemica, i rischi legati all'offerta guidano i prezzi e alimentano volatilità. Lo studio evidenzia che le principali fonti di preoccupazione sono un potenziale sciopero in Australia, che potrebbe ridurre le esportazioni di GNL e intensificare la concorrenza tra Asia ed Europa, lavori di manutenzione pianificati e non pianificati in Norvegia, che hanno ridotto i flussi norvegesi verso l'Europa ai minimi dal 2015 e escalation nella guerra tra Russia e Ucraina e minaccia di un blocco attraverso il Mar Nero.

Tuttavia, con depositi di gas pieni alla massima capacità, la domanda di gas potrebbe diminuire ulteriormente a fine settembre e ottobre. Pertanto, se le condizioni meteorologiche fossero favorevoli e i rischi di riduzioni o interruzioni dei flussi si allentassero, i prezzi del gas potrebbero temporaneamente diminuire ulteriormente (ma dovrebbero comunque rimanere ben sostenuti al di sopra della fascia di supporto garantita dal coal-to-gas switching e stimata attorno ai 23-25 euro/MWh).

I rischi sui prezzi restano sbilanciati verso l'alto nella stagione invernale a causa delle varie minacce di interruzione o riduzione delle forniture, di possibili condizioni meteorologiche sfavorevoli, della concorrenza asiatica sui mercati del GNL e dell'incertezza sulla produzione di energia elettrica da fonti nucleari o rinnovabili.