(Teleborsa) - Per ogni euro investito nel settore cineaudiovisivo se ne creano 3,54 in tutta l'economia italiana: la maggior parte di essi in altri settori economici, con effetti molto positivi sulla creazione di occupazione diretta, indiretta e indotta. L'impatto dell'investimento non è uguale in tutti i territori: il moltiplicatore in termini di occupazione è maggiore nel Mezzogiorno, quasi doppio. Sono alcuni dei messaggi chiave che emergono dall'incontro "L'occupazione nella filiera cineaudiovisiva", convocato nella Sala ANICA a Roma per discutere a partire dallo studio di Cassa Depositi e Prestiti, realizzato e presentato da Andrea Montanino, Chief economist e Direttore strategie settoriali e impatto e dal suo team, presente con Massimo Rodà e Livio Romano.

Secondo lo studio, serviranno nei prossimi anni migliaia di nuovi addetti nelle imprese audiovisive, in linea con lo sviluppo portato dalle tecnologie. Tecnici audio video, operatori di postproduzione ed effetti digitali, operatori di ripresa e produzione audiovideo, registi, direttori artistici, sceneggiatori, scenografi, tecnici di produzione, tecnici web, ingegneri industriali e gestionali, tecnici di marketing. Posti di lavoro qualificati, altamente specializzati.

"Il forte impatto occupazionale dell'industria cinematografica e audiovisiva, un comparto che dà molti buoni posti di lavoro - e molti in più vanno formati - un settore determinante anche per la promozione del nostro paese nel mondo e per la crescita del turismo - ha affermato il presidente di ANICA, Francesco Rutelli - Ci aspettiamo dal governo e dal parlamento certezza sulle risorse, sulle regole e sui tempi, oltre che semplificazione delle procedure e rafforzamento della tecnostruttura che amministra un settore così dinamico e in veloce sviluppo".

Dalla ricerca di Cassa Depositi e Prestiti viene alla luce un'industria in grande movimento, anche in controtendenza rispetto ad altri settori produttivi in termini di internazionalizzazione, sia per l'esportazione che per l'attrazione di investimenti. Il valore dei prodotti esportati dai paesi europei cresce del 70% fra il 2014 e il 2021, anche se l'Italia mostra ancora una struttura produttiva basata prevalentemente su piccole e medie imprese. Una delle sfide è la crescita dimensionale, che può avvenire attraverso la costruzione di un ecosistema interno equilibrato tra operatori multinazionali e nazionali, che promuova le peculiarità del settore nazionale, in particolare nel suo rapporto con i talenti, sia creativi che tecnici. Notevole è la capacità di creare lavoro: per ogni 100 milioni di euro di maggiore domanda di produzione audiovisiva in Italia, si stima una media di 2.281 nuovi occupati, che si distribuiscono nella stessa filiera audiovisiva, ma si propagano per la maggior parte in molti altri settori collegati. Dalle stime sugli impatti territoriali emerge che gli stessi 100 milioni di nuova domanda di produzione audiovisiva generano effetti positivi non omogenei: al Sud e nelle isole gli occupati sono 3163, contro i 1881 nel Nord Ovest, i 2101 nel Nord est, i 2011 nel Centro. Per ciascun euro investito nel settore, il moltiplicatore per l'economia generale è pari a 3,54. Un investimento redditizio.