(Teleborsa) - Metà degli italiani effettua quasi tutti i pagamenti in modalità digitale e cresce sensibilmente la percentuale di coloro che si aspettano diventeranno una consuetudine nel giro di qualche anno (82% contro il 70% del 2022). È quanto emerge dall'osservatorio annuale Visa, quest'anno alla seconda edizione, realizzato in collaborazione con Ipsos. Inoltre, stando ai dati emersi dalla quinta edizione di Netcomm Focus Digital Payment – riportati dal Quotidiano Nazionale – "oltre un terzo degli acquisti digitali degli italiani viene infatti concluso attraverso un Digital Wallet (ossia un applicazione di pagamento)". Le carte di credito e le prepagate – evidenzia il QN – coprono ormai solo il 26% e il 24% del totale delle transazioni telematiche, con il contante relegato addirittura al solo 2,5% dei casi scendendo sotto l’1% dei casi nell’acquisto di beni digitali e servizi. Anche all’interno dei punti vendita fisici, poi, il Bancomat ha superato nel 2022, per la prima volta, la carta moneta, rappresentando più del 35% dei casi contro il 33%.

I pagamenti cashless complessivi in Italia – stima l’Osservatorio innovative payments del Politecnico di Milano – hanno raggiunto un transato pari a 390 miliardi nel 2022, in aumento del 18% sul 2021 e del 44% sull’anno prepandemico 2019. Nel calcolo sono compresi i pagamenti con carta di credito, debito o prepagata, favoriti dal contactless; e quelli più innovativi eseguiti in negozio con smartphone o altri oggetti indossabili tipo smartwatch: app basate su tecnologie Nfc (Apple Pay, Google Pay, Samsung Pay ecc.) o altre tecnologie come geolocalizzazione e QrCode (Bancomat Pay, Satispay, app dei singoli merchant). Le carte di debito sono gli strumenti cashless più utilizzati.

''Il panorama dei pagamenti è in profonda trasformazione sotto la spinta dell'evoluzione tecnologica e delle nuove istanze dei consumatori. Soprattutto Millennials e Generazione Z sono sempre più consapevoli dei vantaggi dei pagamenti digitali in termini di semplicità, immediatezza, sicurezza, ma anche più esigenti riguardo a personalizzazione dei servizi, attenzione all'ambiente, esperienza d'acquisto'', sottolinea Stefano M. Stoppani, country manager Visa Italia.

Aumentano le transazioni elettroniche anche per i piccoli importi. Dal 2019 a oggi sul totale delle operazioni, l’incidenza dei pagamenti elettronici fino a 10 euro – stando ai dati dati elaborati dal Sole 24 Ore – è passata dal 7,9 al 15,2 per cento. E quella dei pagamenti fino a 25 euro è salita dal 34,7 al 45,9%: quasi una transazione digitale su due. Più di sette operazioni su dieci (72,2%) riguardano spese fino a 50 euro. Le transazioni fino a 10 euro sono state 260 milioni nel 2021 e poi 318 milioni nel 2022, e potrebbero arrivare a circa 366 milioni a fine 2023, se – spiega il Sole 24 Ore – proiettassimo i risultati dei primi cinque mesi (su un totale di 2,4 miliardi di operazioni Pagobancomat). Le transazioni fino a 25 euro – che nel 2021 erano 845 milioni – quest’anno potrebbero invece toccare quota 1,1 miliardi.

In Italia – secondo il rapporto 2023 della Community cashless society (The European House–Ambrosetti) – il costo di acquisto medio (28 euro) e il canone mensile medio del Pos (8,9 euro) sono inferiori a quelli dei principali Paesi europei, come Germania o Francia. Il costo medio delle commissioni sulle transazioni cashless resta inferiore alla media europea (0,7% contro 1,2%). Tale costo, secondo Bankitalia, resta comunque inferiore al costo privato del contante pari a 1% per singola transazione, a causa dei maggiori oneri dovuti alla sicurezza (dai furti alle assicurazioni).

Come rileva l’ufficio studi Bancomat vi sono alcune misure alla base dell'aumento delle transazioni digitali. Ne sono un esempio la detrazione del 19% sulle spese mediche, che dal 2020 richiede la tracciabilità dei pagamenti e il cashback. Ad estendere l'utilizzo del pos anche tra gli esercenti più restii ci ha pensato – per chi dichiara ricavi annui fino a 400mila euro – il tax credit del 30% sulle commissioni, scattato a luglio 2020 e poi aumentato al 100% dallo stesso governo Draghi, anche se solo per un anno: dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022.