(Teleborsa) - Il settore energetico ha compiuto progressi nella decarbonizzazione, ma gli investimenti nel settore delle rinnovabili sono ancora insufficienti e si concentrano principalmente su un numero limitato di paesi e di tecnologie per mantenersi all'interno dello scenario 1,5°C al 2050. Occorrono maggiori investimenti in tecnologie energetiche di transizione (energia idroelettrica, energia geotermica, biomassa sostenibile, idrogeno pulito) nonché in settori che utilizzano quote inferiori di energie rinnovabili (riscaldamento e trasporti) e - a fianco di investimenti privati - servono investimenti e politiche pubbliche significative per rendere uniformi gli interventi in termini di tecnologie e geografie. Sono i principali punti emersi dalla presentazione del World Energy Transitions Outlook 2023 dell'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA).


La presentazione è avvenuta negli spazi del Complesso Eni Gazometro di Roma Ostiense, a cui hanno partecipato Vannia Gava, Viceministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Clara Poletti, Commissario - ARERA e Presidente Board dei Regolatori - ACER, Francesco La Camera, Direttore Generale IRENA, Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, ed Elizabeth Press, Director Planning and Programme Support IRENA.

Le rinnovabili nel mix energetico

La quota di energia rinnovabile nel mix energetico globale aumenterebbe dal 16% nel 2020 al 77% entro il 2050 nello scenario IRENA di 1,5°C. L'approvvigionamento totale di energia primaria rimarrebbe stabile grazie all'aumento dell'efficienza energetica e alla crescita delle energie rinnovabili. Le energie rinnovabili aumenterebbero in tutti i settori di utilizzo finale, mentre un alto tasso di elettrificazione in settori come i trasporti e gli edifici richiederebbe un aumento di dodici volte della capacità di elettricità rinnovabile entro il 2050, rispetto ai livelli del 2020. A livello globale, le aggiunte annuali di capacità di energia rinnovabile dovrebbero raggiungere una media di 1 066 GW all'anno dal 2023 al 2050 nello scenario di 1,5°C.

Il ruolo dell'elettricità

L'elettricità diventerebbe il principale vettore energetico, rappresentando oltre il 50% del consumo totale di energia finale entro il 2050 nello scenario di 1,5°C. La diffusione dell'energia rinnovabile, il miglioramento dell'efficienza energetica e l'elettrificazione dei settori di utilizzo finale contribuirebbero a questo cambiamento. Inoltre, la moderna biomassa e l'idrogeno svolgerebbero entrambi un ruolo più significativo, raggiungendo rispettivamente il 16% e il 14% del consumo totale di energia finale entro il 2050.

La crescita dell'idrogeno

Entro il 2050, il 94% dell'idrogeno sarebbe basato su fonti rinnovabili nello scenario di 1,5°C. L'idrogeno giocherebbe un ruolo chiave nella decarbonizzazione degli usi finali e nella flessibilità del sistema energetico. Lo scenario 1,5°C prevede che il consumo totale di energia finale diminuirà del 6% tra il 2020 e il 2050, a causa di miglioramenti dell'efficienza, diffusione delle energie rinnovabili e cambiamenti nei comportamenti e nei modelli di consumo.

Gli investimenti necessari

Per raggiungere l'obiettivo di 1,5°C entro il 2050 sono necessari 150 trilioni di dollari cumulativi, con una media di oltre 5 trilioni di dollari in termini annuali. Sebbene gli investimenti globali in tutte le tecnologie di transizione energetica abbiano raggiunto un livello record di 1,3 trilioni di dollari nel 2022, gli investimenti annuali devono più che quadruplicarsi per rimanere sul percorso di 1,5°C. Rispetto allo scenario energetico pianificato, in cui è richiesto un investimento cumulativo di 103 trilioni di dollari, entro il 2050 sono necessari ulteriori 47 trilioni di investimenti cumulativi per rimanere sul percorso di 1,5°C. Circa 1 trilione di dollari di investimenti annuali in tecnologie basate sui combustibili fossili attualmente previsti nel Planned Energy Scenario devono quindi essere reindirizzati verso tecnologie e infrastrutture per la transizione energetica.

L'allargamento geografico e tecnologico

Gli investimenti nelle energie rinnovabili rimangono concentrati in un numero limitato di paesi e focalizzati solo su poche tecnologie. Gli investimenti nelle energie rinnovabili (inclusi sia l'energia che gli usi finali) hanno raggiunto 0,5 trilioni di dollari nel 2022; tuttavia, questo è circa un terzo dell'investimento medio necessario ogni anno nelle energie rinnovabili nello scenario di 1,5°C. Inoltre, l'85% degli investimenti globali in energie rinnovabili ha beneficiato meno del 50% della popolazione mondiale e l'Africa ha rappresentato solo l'1% della capacità aggiuntiva nel 2022. Gli investimenti in soluzioni di energia rinnovabile off-grid nel 2021 ammontavano a 0,5 miliardi di dollari, ben al di sotto dei 15 miliardi di dollari necessari ogni anno fino al 2030.

Il ruolo del settore pubblico

Circa il 75% degli investimenti globali nelle rinnovabili dal 2013 al 2020 proveniva dal settore privato. Tuttavia, il capitale privato tende a fluire verso le tecnologie e i paesi con i minori rischi associati, siano essi reali o percepiti. Nel 2020, l'83% degli impegni nel solare fotovoltaico proveniva da finanziamenti privati, mentre il geotermico e l'idroelettrico si basavano principalmente su finanziamenti pubblici: solo il 32% e il 3% degli investimenti in queste tecnologie, rispettivamente, provenivano da investitori privati nel 2020. È necessario un più forte intervento del settore pubblico per incanalare gli investimenti verso paesi e tecnologie in modo più equo.




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