(Teleborsa) - Governo ancora a lavoro sulle pensioni. Riparte infatti il confronto con i sindacati per trovare una soluzione che possa rimpiazzare "Quota 103" – in scadenza alla fine dell'anno – evitando così al ritorno della controversa riforma Fornero, quella introdotta dal Governo Monti. Il 26 giugno è stato programmato il primo incontro ma la posizione delle organizzazioni sindacali è molto critica sull'operato dell'esecutivo negli ultimi mesi: ritengono infatti che lo stallo che ha, di fatto, messo da parte il tavolo sia durato troppo a lungo e che quindi ora c’è poco tempo per definire una riforma che superi, appunto, la “legge Fornero” e consenta una maggiore flessibilità in uscita, a partire dai 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, come da loro richieste.

"Il governo ci dica se finalmente intende fare sul serio una riforma strutturale della legge Fornero sulle pensioni. Si sono persi mesi preziosi", ha dichiarato il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti. Il leader della Cgil, Maurizio Landini, è tornato ad accusare invece il governo di "non riconosce al sindacato il ruolo di un soggetto con cui negoziare e trovare una mediazione": "ha la maggioranza nel Parlamento ma non ha la maggioranza nel Paese, e pensa di usare questa maggioranza datagli da un sistema elettorale per cambiare il fisco, la sanità, e addirittura la Costituzione". Per questo Landini non esclude che si possa arrivare anche a uno sciopero generale: "Non è che risolve tutti i problemi, ma una situazione di questo genere non è più tollerabile, va cambiata, bisogna ribellarsi".

Secondo un'indagine del Centro studi di Unimpresa, nei prossimi quattro anni la spesa per le pensioni è destinata a crescere di quasi 65 miliardi di euro, in aumento del 22% rispetto al 2022. Il costo totale degli assegni si attesterà a 318 miliardi nel 2023, in crescita di 21 miliardi (+7%) sullo scorso anno. Il saldo salirà quindi nei tre anni successivi, rispettivamente di 22 miliardi, 10 miliardi e 11 miliardi, per arrivare a quota 362 miliardi a fine 2026.

Quello della previdenza è un cantiere che comunque difficilmente si riuscirà a chiudere prima della fine del 2023. Scaduta Quota 103 (62 anni più 41 di contribuzione), con la legge Fornero si tornerebbe ad andare in pensione con 67 anni e almeno 20 di contributi, oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall'età. Punto di mediazione avrebbe potuto essere Quota 41 (uscita a partire da 62 anni oppure con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica). Ma la misura, che era stata presa in considerazione dal governo, è sparita dal Documento di economia e finanza (Def): troppo onerosa, visto che secondo i calcoli dell'Inps costerebbe circa 4 miliardi di euro il primo anno e 75 miliardi di euro in dieci anni. Un'altra ipotesi prevede la proroga per almeno un anno di Quota 103. Sul tavolo c'è anche il destino di Opzione Donna, grazie alla quale alcune categorie di lavoratrici hanno la facoltà di ritirarsi con 60 anni di età e almeno 35 anni di contributi. Anche questa norma scade alla fine del 2023.

A luglio arriveranno nel frattempo gli aumenti delle pensioni minime previsti dalla legge di bilancio: chi ha un assegno inferiore a 563,74 euro – ha spiegato l'Inps – con la mensilità di luglio beneficerà di un incremento dell'1,5% se ha meno di 75 anni e del 6,4% se ha più di 75 anni. In pratica, si riceveranno fino a 8,46 euro in più al mese nel primo caso e fino a 36,08 euro in più nel secondo. Con la mensilità di luglio si riceveranno anche gli arretrati per i mesi precedenti del 2023.