(Teleborsa) - Le sempre più insistenti notizie sulla cancerogenicità del vino sono scientificamente "inesatte" e creano "confusione" nei consumatori, arrecando un grave danno ad un settore trainante il nostro export e del PIL. Lo ha affermato Antonio Graziano, presidente del Polo tecnologico piemontese e responsabile del comparto Salute del Forum italiano dell’export.

"C’è una continua strategia di aggressione alla filiera agroalimentare italiana che per una strana eterogenesi dei fini, fonde gli interessi di Paesi stranieri con non meglio chiariti interessi locali proposti come iniziative a salvaguardia della salute pubblica", ha sottolineato Graziano, spiegando "il persistente riferimento alla cancerogenicità del vino, cui si assiste nel dibattito pubblico di queste settimane, ne è un plastico esempio. Una notizia che non solo è inesatta scientificamente ma che confonde il pubblico arrecando enormi danni economici a un comparto trainante del Pil italiano".

"Mettere sullo stesso piano, da parte di alcuni esperti, l’etanolo col prodotto vino, semina il panico nelle tv e nelle colonne dei quotidiani e non fa informazione – ha proseguito – ma contribuisce solo a rendere più debole l’appeal commerciale del nostro Paese, uno degli asset del bilancio dello Stato più importanti, come dimostra il saldo positivo per ben 17 miliardi nella bilancia dei pagamenti".

"Un potere economico e commerciale che, evidentemente, dà fastidio in un mercato altamente concorrenziale come quello europeo dove Francia e Germania si spalleggiano l’un l’altra per mantenerne la leadership e dove le stesse istituzioni comunitarie non appaiono consapevoli della potenziale pericolosità di alcune misure, come il Nutriscore".

Ricordando che il Nutriscore è un’etichettatura a semaforo che "rischia di distorcere la percezione che le persone hanno degli alimenti" che sono parte della dieta mediterranea, facendo apparire le patatine fritte come un’opzione più salutare del Parmigiano Reggiano, - ha ribadito - "significa minacciare l’integrità delle diete tradizionali non solo in Italia, ma in tutta l’Europa, e assestare un colpo durissimo alla nostra economia". Secondo una ricerca di Coldiretti, applicando la tassonomia europea, verrebbe dichiarato “fuorilegge” l’85 per cento del Made in Italy».

Per Graziano è dunque "evidente che il governo deve assolutamente scongiurare un cortocircuito che avrebbe implicazioni enormi da un punto di vista economico, commerciale e salutare".