(Teleborsa) - Bene il PIL, i consumi invece fanno più fatica. "Oggi il livello del PIL è superiore del 2,5% rispetto al quarto trimestre 2019. Abbiamo più che recuperato i livelli pre-pandemici", lo ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, all'assemblea annuale, che avverte: "restano, però, ancora indietro i consumi" che nella media 2022 risultano inferiori di circa venti miliardi di euro rispetto al 2019". E "rallentano, a partire da quelli alimentari, per quell'inflazione che continua a mordere, che erode il potere d'acquisto". E sottolinea: "I nostri settori sono stati i più colpiti da crisi su crisi, ma non si sono mai arresi".



"C'è spazio per nuova occupazione", prosegue Sangalli sottolineando che "il terziario di mercato sta vivendo una persistente carenza di personale". "Nel turismo e nel commercio, mancano, ad esempio, rispetto al 2022, circa 480 mila lavoratori. E per oltre il 40 per cento, vi è un concreto rischio che la domanda non possa essere soddisfatta, soprattutto per la mancanza di competenze. Occorre, allora, intervenire per colmare la distanza tra formazione ed esigenze delle imprese, così come per programmare adeguati flussi di lavoratori immigrati".

Nella sua relazione, Sangalli ha approfondito i temi principali toccando con un accenno tutte le "altre sfide aperte" per il settore. Come sul codice degli appalti: "Semplificazione e legalità possono e devono essere due facce della stessa medaglia". Ed in tema di appalti "va salvaguardata la funzione delle imprese della ristorazione collettiva che svolgono un ruolo sociale anche nei confronti delle fasce più deboli della popolazione". Nel "piano transizione 4.0 vanno rafforzate le aliquote per i crediti d'imposta e va definito un più ampio ventaglio di spese ammissibili, così da supportare l'innovazione nel terziario". Sul caro-prezzi dell'energia: "Servono adeguati crediti d'imposta e la riforma strutturale degli oneri generali di sistema.


Confcommercio stima per il 2023 il Pil in crescita dell'1,2%, i consumi dell'1% ed un "lieve miglioramento" nel 2024 (Pil +1,3%, consumi +1,1%). L'inflazione 2023 è vista al 5,9% per calare al 2,3% nel 2024. E sull'andamento dell'economia avverte: il rialzo delle stime Pil è effetto "esclusivamente" della "maggiore crescita acquisita": è "confermata la fase di rallentamento, più intenso nel secondo quarto rispetto alla seconda metà dell'anno". Fase "di molto somigliante alle dinamiche pre-pandemiche, da tutti stigmatizzate come insufficienti a garantire uno sviluppo equilibrato e diffuso del benessere economico della nazione".

La cattiva notizia è che si acuiscono "i divari Nord-Sud", con il Mezzogiorno che nel 2023 "crescerà quasi tre volte meno del Nord. La Lombardia con una crescita dell'1,7% è la regione con la migliore performance, all'ultimo posto Calabria e Sardegna con crescita zero". Il Sud appare "fermo ai box" secondo l'analisi sulle economie regionali del centro studi di Confcommercio, diffusa in coincidenza con l'assemblea annuale: è un divario che si conferma "anche per i consumi con il Sud a +0,4% e il Nord a +1,2%". Per aree, la stima del pil 2023 è di un +1,4% per Nord-Ovest e per Nord-Est, +1,2% al Centro (e in media per il Paese), +0,5% al Mezzogiorno +0,5%.