E' quanto sottolinea l'economista Andrea Ferretti, nell'ultima Ecopillola, dedicata alle prossime mosse di politica monetaria dell'Eurotower. Una analisi che, come sempre, conduce punto per punto.
1 - Crescita
La prima ragione è connessa con la crescita. Incredibilmente il 2023, che doveva esser l'annus horribilis dal punto di vista della crescita, sia a livello europeo che a livello italiano, si sta trasformando in un anno di moderata crescita. A livello di Eurozona si stima una crescita dello 0,8%, a livello italiano si stima una crescita a ridosso dell'1%. E' opportuno ricordare che, a dicembre scorso, Moody's ipotizzava per l'Italia, una discesa del PIL dell'1,4% nel 2023.
Questi dati possono essere letti in due modi: come un segnale di resilienza dell'economia a frote dell'aumento die tassi, che incoraggia la BCE a continuare in questa politica aggressiva; oppure come una insperata opportunità per l'Europa di evitare una recessione, data per certa, che implica la necessità di non stoppare sul nascere questa fragile ripresa con pesanti aumenti dei tassi d'interesse.
2 - Banche
La seconda ragione riguarda invece le banche. La recente crisi delle banche, nata nella Silicon Valley, ha dimostrato in tutta chiarezza che una aggressiva politica di tassi d'interesse, non ha ripercussioni solo su inflazione e crescita, ma è in grado di generare un elevato rischio di instabilità finanziaria. Una variabile che ha dimostrato di sapersi muovere molto rapidamente, di essere molto contagiosa e di essere anche molto emotiva, perché trainata dall'azione dei social.
3 - Imprese
La terza ragione riguarda il comparto produttivo, perché il brusco aumento dei tassi d'interesse sta incidendo sull'aumento dell'indebitamento delle aziende, che si trovano già sotto shock a causa dei forti aumenti dei costi energetici e delle materie prime. Le aziende lombarde, quest'anno, pagheranno interessi sul debito pari a circa 10 miliardi contro i 6 miliardi del 2022.
Conclusioni
Il problema è che questo citato mix di costi inizia a riflettersi sulla quantità di credito deteriorato nella pancia delle banche europee ed il rischio è che questo aumento di crediti deteriorati costringa le banche ad effettuare maggiori accantonamenti al Conto economico, a fronte della maggiore perdita attesa, limitando così la possibilità , per gli Istituti, di sostenere adeguatamente il tessuto produttivo. Un vero e proprio circolo vizioso. Direi quindi che le motivazioni per indurre la BCE ad un atteggiamento più soft sul fronte dei tassi non manchino davvero.