"La ricerca iconografica di Maurizio Cannavacciuolo – commenta Emanuele – è intrisa di quel certo humor tipico del teatro dell'assurdo ed è caratterizzata da una figurazione che indugia tra il fumetto, la citazione delle pubblicità di un tempo e un vasto substrato di simbologie sacre e profane. Si tratta di una visione ironica dell'arte che tuttavia, supportata da uno stile pittorico intriso della tradizione mediterranea ma con influenze medio-orientali, arriva alle radici della nostra cultura (e dell'incontro con altre culture) inducendoci alla riflessione. Cannavacciuolo stesso definisce i propri lavori come 'machine à penser', in quanto il suo scopo dichiarato è indurre lo spettatore a rallentare la percezione e a godere della narrazione, esaminando ogni singolo dettaglio dell'opera senza il condizionamento di concetti predeterminati. Il tutto, sorretto da un accurato stile pittorico e dall'utilizzo di una tecnica classica qual è l'olio su tela".
Il personale melting pot globale del pittore diventa in queste opere un contenitore di simboli, storie, pattern geometrici arabeggianti e optical che invitano ad essere letti, interpretati, scoperti, come se l'osservatore dovesse mentalmente unire le figure nei loro intrecci nascosti e nelle loro molteplici relazioni, in un caleidoscopio ermeneutico senza fine. Cannavacciuolo, infatti, è da sempre concentrato nella sua pittura in una ricerca che indaga simboli e immagini del presente, icone pop e citazioni colte annegate in un intreccio di decori e sovrapposizioni di immagini, fino ad annullare ogni intento narrativo in un approccio essenzialmente ironico.
La serie di 6 grandi dipinti dal titolo Metempsychosis, Circle Song 1-6, unisce quindi, nel classico stile di Cannavacciuolo, l'alto e il basso, il triviale e il colto, la storia e il camp, la pubblicità e il sacro, intrecciando immagini che vanno dai tatuaggi della gang salvadoregna Mara Salvatrucha a divinità indù come Ganesh e Khali, da raffigurazioni di pipistrelli e disegni tecnici di automobili ai chitarristi Jimi Hendrix, Robert Fripp o Andrés Segovia, da simboli della cultura Yoruba, del Candomblè e della Santeria a pozioni magiche o terapeutiche come la polvere di Iboga, da demoni benigni come il Saci-Pererê a Ermete Trismegisto. Senza contare una varietà sconfinata di motivi decorativi tratti da culture varie, dai tessuti giapponesi e sovietici ai reticoli a ghirlanda ornamentali islamici fino a pentagrammi musicali.
In un ciclo di 5 opere più piccole in mostra, realizzate tutte nel 2022 e caratterizzate dal marchio VS (nel senso di Versus o scontro), Cannavacciuolo riprende a sua volta una serie storie e dialoghi di dipinti realizzati alla fine degli anni Novanta a Cuba, ai quali dà ora titoli che sembrano incomprensibili giochi di parole o scioglilingua in vari idiomi, dallo spagnolo Hombre de negocio VS Chulito Lindo allo svedese Kakelmannen VS De tre aständiga männen all'inglese Gimme Five VS The Partially Invisible Breeze.