(Teleborsa) - Il Ministero dell'Economia ha pubblicato il testo del Documento di economia e finanza (Def), approvato dal governo e trasmesso alle Camere. Il ministro Giorgetti, nella premessa del Def, ha scritto che le previsioni di crescita inserite nel documento sono "di natura estremamente prudenziale, essendo finalizzate all’elaborazione di proiezioni di bilancio ispirate a cautela e affidabilità". Tuttavia, ha aggiunto il ministro, è "del tutto realistico puntare per i prossimi anni a un aumento del tasso di crescita del PIL e dell’occupazione che vada ben oltre le previsioni del Documento, lungo un sentiero di innovazione e investimento all’insegna della transizione ecologica e digitale e dello sviluppo delle infrastrutture per la trasmissione dell’energia pulita e la mobilità sostenibile".

Il Def è l’ossatura delle scelte di politica economica dell’esecutivo a breve e medio termine, a cominciare dalla prossima manovra. Nel testo è spiegato che le risorse da destinare al rinnovo dei contratti arriveranno già dalla prossima Legge di Bilancio da una stretta della spesa corrente. Nel prossimo triennio – si legge – "verranno stanziate risorse per le cosiddette politiche invariate, quali quelle relative ai rinnovi contrattuali". "A queste – prosegue il testo – si affiancherà un rafforzamento della revisione della spesa corrente che, con risparmi crescenti nel tempo, contribuirà alla copertura di tali politiche".

L’indice di inflazione Ipca (quello che si applica ai rinnovi) è fissato all’8,7% nel 2022, al 5,9% quest’anno, al 2,8% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e al 2% nel 2026. Per le politiche invariate il Def stanzia nel 2024 lo 0,2% del Pil (4 miliardi) da cui attingere però anche per il calo delle tasse.

Nel Def previsti anche "interventi in materia di disciplina pensionistica" tra i 21 "collegati alla decisione di bilancio" che il governo elenca «a completamento della manovra 2023-2025". Tra le misure alcune già all’esame del Parlamento come la delega fiscale e quella sul riordino degli incentivi alle imprese o il ddl sull’autonomia differenziata. Si prevedono inoltre "misure a sostegno delle politiche per il lavoro" e "interventi a favore delle politiche di contrasto alla povertà". L’esecutivo punta però anche sulla "valorizzazione del made in Italy" e sulla "tutela delle produzioni agricole nazionali".

Giorgetti nella sua premessa ha ricordato che "la recente riclassificazione dei crediti fiscali legati ai bonus edilizi da parte di Istat, in accordo con Eurostat, ha comportato il passaggio dal criterio di cassa a quello di competenza, determinando un notevole peggioramento dell’indebitamento netto (deficit) del 2022, il quale si è attestato all'8,0 per cento del PIL anziché a un valore prossimo all'obiettivo programmatico del 5,6 per cento. Per effetto di tale cambiamento contabile e delle recenti modifiche alla disciplina dei bonus edilizi, l’andamento del deficit della PA tenderà peraltro a migliorare nei prossimi anni". Per tali ragioni il governo prevede di rivedere l’intera materia degli incentivi edilizi.

Nel Def si prevede inoltre che il rischio di un nuovo aumento delle materie prime energetiche potrebbe tradursi in una riduzione del Pil di 0,3 punti quest’anno e 0,4 il prossimo. Il materializzarsi di un aumento delle materie prime energetiche, come petrolio ma anche gas ed elettricità, si legge nel testo, "determinerebbe una riduzione dei tassi di crescita rispetto al quadro tendenziale pari a -0,3 punti percentuali nel 2023 e a -0,4 punti nel 2024".

Oltre al Documento, sul sito del Ministero è stato pubblicato anche il testo della Relazione al Parlamento in cui si chiede l’autorizzazione a ricorrere all'indebitamento, confermando gli obiettivi programmatici già autorizzati lo scorso novembre. In termini strutturali, il saldo risulta pari al -4,9% nel 2023, -4,1% nel 2024, -3,7% nel 2025 e -3,2% nel 2026.